Uno scenario allarmante emerge dalle statistiche del 2023 riguardanti le morti dei migranti lungo le rotte migratorie in tutto il mondo. Secondo il progetto Missing Migrants dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), l’anno appena concluso ha registrato un triste record di 8.565 persone decedute durante il loro viaggio verso una nuova vita. Questo numero rappresenta il più alto tasso di mortalità mai registrato dal progetto.

La rotta del Mediterraneo si conferma come la più letale, con 3.129 morti registrate nel corso del 2023. Questo dato, comunque, rappresenta solo la punta dell’iceberg di una tragedia che coinvolge ogni parte del mondo. L’Oim sottolinea come il bilancio delle vittime sia aumentato del 20% rispetto all’anno precedente, evidenziando così un problema che sembra non trovare soluzione.

Ugochi Daniels, Vice Direttrice Generale dell’Oim, ha sottolineato l’importanza di ricordare ogni singola vita persa lungo queste rotte migratorie. Ogni morte, infatti, rappresenta una terribile tragedia che continua ad avere ripercussioni sulle famiglie e sulle comunità per anni a venire. È necessario prestare attenzione a questa situazione e cercare soluzioni concrete per porre fine a questa spirale di morte.

Le cause delle morti dei migranti sono molteplici e spesso legate alle difficoltà incontrate lungo il loro percorso. Più della metà delle morti è stata causata da annegamenti, il 9% da incidenti stradali e il 7% da violenza. Questo sottolinea l’urgenza di garantire vie di migrazione regolari e sicure, al fine di evitare che le persone si trovino costrette a intraprendere percorsi irregolari e pericolosi.

Le regioni più colpite da queste tragedie sono state l’Africa e l’Asia. In Africa, la maggior parte delle morti è avvenuta nel deserto del Sahara e sulla rotta marittima verso le Isole Canarie. In Asia, invece, centinaia di rifugiati afghani e rohingya hanno perso la vita mentre cercavano di fuggire dai loro paesi di origine. Questi numeri senza precedenti sottolineano l’importanza di intervenire in modo tempestivo per proteggere le persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità.

Il Progetto Missing Migrants, fondato nel 2014 a seguito di tragedie come il naufragio al largo della costa di Lampedusa, è riconosciuto come l’unico indicatore che misura il livello di “sicurezza” della migrazione negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e nel Global Compact per una Migrazione Sicura, Ordinata e Regolare. Tuttavia, è importante sottolineare che il numero effettivo delle vittime potrebbe essere molto più elevato a causa delle difficoltà nella raccolta dei dati, specialmente in luoghi remoti come il Parco Nazionale del Darie’n in Panama e lungo le rotte marittime, dove si verificano “naufragi invisibili” in cui le imbarcazioni scompaiono senza lasciare traccia.

È fondamentale che la comunità internazionale si mobiliti per affrontare questa emergenza umanitaria. È necessario agire a livello globale per garantire vie di migrazione sicure e regolari, affrontare le cause profonde dei flussi migratori e proteggere i diritti delle persone che intraprendono questi viaggi per cercare una vita migliore. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile invertire questa tragica tendenza e porre fine alle morti dei migranti lungo le rotte migratorie.

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