La carenza di medici di famiglia in Italia è diventata un problema sempre più urgente, con oltre 3.100 professionisti mancanti. Secondo la Fondazione Gimbe, le situazioni più critiche si verificano nelle grandi regioni del Nord, come la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna e il Piemonte, insieme alla Campania.

I calcoli della Fondazione Gimbe si basano sul rapporto di un medico di medicina generale ogni 1.250 assistiti, utilizzando le rilevazioni della struttura interregionale sanitari convenzionati. Inoltre, secondo i dati forniti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, tra il 2023 e il 2026 ben 11.439 medici raggiungeranno l’età massima per la pensione, contribuendo ulteriormente alla carenza di personale.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha sottolineato come questa carenza di medici di base sia dovuta a una programmazione inadeguata che non ha garantito un adeguato ricambio generazionale. Questa situazione ha creato disagi e rischi per la salute dei pazienti, in particolare per gli anziani e le persone fragili che hanno difficoltà ad accedere alle cure necessarie.

La stima della carenza di medici di famiglia al 2026 tiene conto dei pensionamenti attesi e del numero di borse di studio finanziate per il corso di formazione in medicina generale. Secondo Gimbe, nel 2026 il numero dei medici diminuirà in media di 135 unità rispetto al 2022, con notevoli differenze regionali. Saranno soprattutto le regioni del Sud a scontare la maggior riduzione di medici di famiglia, come la Campania, la Puglia, la Sicilia e la Calabria.

Questa situazione mette in evidenza l’importanza di una riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che dovrebbe entrare in vigore nel 2026. Tuttavia, è chiaro che ulteriori sforzi dovranno essere compiuti per garantire un adeguato numero di medici di famiglia in tutto il paese.

È necessario investire nella formazione di nuovi medici, aumentare il numero di borse di studio e promuovere incentivi per attrarre medici nelle zone più svantaggiate. Solo attraverso una programmazione adeguata e un’attenzione costante a questo problema si potranno garantire cure adeguate per tutti i cittadini italiani.

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