Titolo: Boom occupazionale in Italia nel 2023: un segnale di ripresa dopo la pandemia

Sottotitolo: L’occupazione cresce grazie al lavoro a tempo indeterminato e all’invecchiamento del mercato del lavoro, ma le disuguaglianze di genere e territoriali persistono.

L’Italia si prepara ad affrontare un boom occupazionale nel 2023, con la creazione di ben 481mila nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato. Secondo i dati forniti dall’Istat, l’occupazione nel paese sta crescendo in modo significativo, con un aumento di 481mila unità rispetto all’anno precedente. Questo segnale positivo è dovuto principalmente alla crescita dell’occupazione femminile e all’invecchiamento della forza lavoro.

L’invecchiamento del mercato del lavoro è una tendenza evidente, con la fascia degli over 50 che supera i 9,4 milioni di occupati, registrando un aumento di 418mila unità rispetto al 2022 e un raddoppio rispetto al 2004. Questo fenomeno è attribuibile alla tendenza demografica e alle restrizioni sull’accesso al pensionamento.

Nonostante la pandemia, il mercato del lavoro italiano rimane dinamico, con il numero totale di occupati che raggiunge il livello più alto dall’inizio delle serie storiche nel 2004, con un totale di 23 milioni 580mila lavoratori. Allo stesso tempo, il numero di disoccupati scende sotto i due milioni, attestandosi a 1 milione 947mila (-81mila). Questo si traduce in un tasso di occupazione del 61,5% e un tasso di disoccupazione del 7,7%.

Sebbene il Mezzogiorno registri un aumento maggiore nel tasso di occupazione rispetto al resto del paese, l’area rimane ancora indietro rispetto al Nord, con solo il 48,2% di occupati tra i 15 e i 64 anni. Le differenze territoriali diventano ancora più evidenti se si considera l’occupazione femminile, con tassi che variano dal 69,4% a Bologna al 23,1% a Caltanissetta, con una differenza di oltre 46 punti.

L’occupazione femminile in Italia raggiunge il record più alto dall’inizio delle serie storiche, con il 52,5%. Tuttavia, rimane ancora lontana di quasi 18 punti rispetto all’occupazione maschile (70,4%) e alla media dell’Unione Europea (64,9% nel 2022). Le differenze territoriali sono notevoli, con oltre trenta punti di distanza tra l’Emilia e la Sicilia.

Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha commentato i dati con soddisfazione, sottolineando che confermano la direzione intrapresa dal governo a favore di lavoratori e imprese. Tuttavia, ha anche evidenziato le criticità, come il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e le qualifiche dei lavoratori disponibili.

I sindacati hanno espresso pareri contrastanti sui dati. La Uil ha fatto notare che le disuguaglianze di genere e territoriali persistono nonostante il boom occupazionale. La Cisl, invece, ha sottolineato che l’occupazione a tempo indeterminato è in aumento, anche per le donne.

L’aumento dell’occupazione a tempo indeterminato nel 2023 è stato favorito dal fatto che i lavoratori rimangono al lavoro per periodi più lunghi e dalle politiche delle aziende che cercano di stabilizzare i loro dipendenti durante un mercato del lavoro più vivace. I lavoratori indipendenti sono aumentati di 62mila unità, superando quota 5 milioni, mentre gli occupati con contratto a termine sono diminuiti (-73mila), scendendo sotto i tre milioni. I dipendenti permanenti sono invece 15 milioni 570mila.

Il clima di fiducia nella possibilità di trovare lavoro sta crescendo, con una diminuzione degli scoraggiati e un aumento del ricorso ai centri pubblici per l’impiego. Nonostante ciò, il canale informale rimane ancora il metodo predominante di ricerca del lavoro, con il 76,6% di coloro che cercano lavoro che si rivolgono a parenti e amici. Tuttavia, la percentuale di persone che si rivolgono ai centri pubblici per l’impiego è in aumento, attestandosi al 25,8%, con un aumento di 3,5 punti.

I dati mostrano anche una diminuzione degli inattivi tra i 15 e i 64 anni di 468mila unità, così come dei disoccupati di lunga durata, ovvero coloro che cercano lavoro da oltre 12 mesi.

In conclusione, il boom occupazionale del 2023 in Italia rappresenta un segnale di ripresa dopo la pandemia. Tuttavia, persistono disuguaglianze di genere e territoriali che richiedono un’attenzione continua da parte delle istituzioni e dei sindacati. È fondamentale investire nella formazione e nelle competenze per ridurre il disallineamento tra le richieste delle imprese e le qualifiche dei lavoratori disponibili. Solo così si potrà garantire una crescita sostenibile e inclusiva per l’intero paese.

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