La protesta a Roma per fermare il genocidio in Palestina

Nella giornata dell’8 marzo, il movimento ‘Non una di meno’ ha portato in piazza decine di migliaia di persone a Roma, in una manifestazione che ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica su tematiche cruciali come la violenza di genere e la lotta per i diritti delle donne. Una settimana dopo, è stata la volta dei movimenti filo-palestinesi, che hanno organizzato un corteo per la Palestina “per fermare il genocidio”.

La manifestazione ha visto la partecipazione di trentamila persone, soprattutto giovani, che hanno sfilato con bandiere della Palestina e cartelli in cui si chiedeva ad Israele di fermare “il genocidio”. Un’espressione forte ma che nessuno al corteo ha messo in dubbio, soprattutto referendosi alle intenzioni dichiarate del governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu.

Oltre ai movimenti filo-palestinesi, al corteo hanno partecipato anche rappresentanti del movimento di liberazione curdo Pkk. Questa presenza dimostra come il conflitto in Medio Oriente coinvolga diverse realtà e come la solidarietà tra i popoli oppressi sia un elemento fondamentale nella lotta per i diritti umani.

Il percorso del corteo è stato diverso rispetto a quello dell’8 marzo: dal Circo Massimo, attraverso Via Marmorata e via delle terme deciane, per poi terminare a Viale Trastevere. Durante il tragitto, i manifestanti hanno esposto striscioni in cui si chiedeva lo stop al genocidio e si inneggiava alla Palestina libera. In particolare, un camioncino ha attirato l’attenzione con una foto di Netanyahu e Giorgia Meloni che si danno la mano coperta di vernice rossa, simbolo di sangue.

Dai microfoni sono partiti numerosi slogan, che hanno evidenziato la rabbia e la frustrazione dei manifestanti nei confronti delle istituzioni e dei media. I bersagli delle proteste variano da Israele alla NATO, dal governo ai giornalisti ritenuti “venduti”. “Uccidono le donne, uccidono i bambini, Israele assassini” è uno dei cori che si sono uditi durante la manifestazione. Altri slogan hanno denunciato la presunta connivenza tra giornalisti e sionisti, lodando invece la resistenza palestinese.

Il corteo non è stato affollato come quello dell’8 marzo, ma ha comunque attirato l’attenzione delle autorità. Numerose camionette della polizia hanno seguito il corteo a distanza, garantendo che tutto si svolgesse pacificamente.

La manifestazione pro-Palestina a Roma ha dato voce alle preoccupazioni e alle richieste di giustizia di migliaia di persone. Ha dimostrato come la solidarietà tra i popoli opprimi possa superare confini geografici e culturali, e come la lotta per i diritti umani sia un obiettivo comune per molti movimenti nel mondo.

È importante che questi temi continuino ad essere discussi e portati all’attenzione del pubblico. Il genocidio in Palestina non può essere ignorato o minimizzato, e la protesta di oggi a Roma è stata un altro passo verso la consapevolezza e l’azione. Ogni forma di oppressione e violenza deve essere condannata, e è responsabilità di tutti noi fare la nostra parte per fermare il genocidio e promuovere la pace.

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