La guerra è un elemento intrinseco alla natura umana, afferma il noto scrittore e giornalista spagnolo Arturo Pérez-Reverte. Secondo lui, l’Occidente ha dimenticato questa realtà, credendo erroneamente che la guerra fosse qualcosa di strano e marginale nelle nostre vite. Pérez-Reverte sostiene che la tecnologia utilizzata potrebbe essere cambiata nel corso dei secoli, ma il meccanismo della guerra rimane lo stesso: gli esseri umani risolvono i propri problemi con la violenza e la legge del più forte.

L’autore sottolinea che l’Occidente ha perso di vista questa verità fondamentale, preferendo dimenticarla o negarla. Pérez-Reverte paragona l’umanità che si dimentica della guerra a coloro che costruiscono sul Vesuvio dimenticando che è un vulcano attivo. Occasionalmente, gli esseri umani si “risvegliano” e tornano ad essere animali pericolosi, che sia con un cavallo di legno o con i droni.

Pérez-Reverte fa riferimento all’attuale situazione in Ucraina per sottolineare la sua tesi. Afferma che parlare della guerra in termini civili è un errore, poiché l’umanità non vive in modo civile. L’autore sostiene che la mancanza di memoria storica è il vero problema dell’Europa, non la guerra in Ucraina. Se leggessimo di più, ci sarebbe una maggiore consapevolezza della natura umana e delle costanti della storia.

L’autore si sofferma anche sul ruolo della letteratura, affermando che non ha un futuro, ma la narrazione sì. Gli esseri umani avranno sempre bisogno di storie, fin dai tempi antichi quando si riunivano attorno al fuoco. Tuttavia, Pérez-Reverte predice la morte del libro come supporto narrativo, affermando che non è un dramma ma un fatto storico. Secondo lui, i grandi libri dell’umanità rimarranno sempre, ma il modo in cui vengono trasmessi potrebbe cambiare, passando dal libro al cinema, ai videogiochi, alle serie TV e alla realtà virtuale.

In conclusione, Arturo Pérez-Reverte mette in luce il fatto che la guerra è una parte intrinseca della natura umana e che l’Occidente ha dimenticato questa verità. Sottolinea l’importanza di leggere di più per mantenere viva la memoria storica e per comprendere meglio il presente. Inoltre, predice che il libro come supporto narrativo è destinato a scomparire, ma le storie continueranno ad essere raccontate in altri modi.

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