Emergency Life Support, l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada, ha annunciato i risultati del suo primo anno di attività, con la nave Life Support che ha soccorso ben 1.219 naufraghi nel corso di 24 operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale. Questo dato sottolinea l’impegno costante dell’organizzazione nel fornire assistenza e protezione alle persone in fuga dalla guerra, dalla persecuzione e dalla povertà.

Tra le persone soccorse, vi erano 846 uomini, 101 donne (di cui 7 in stato di gravidanza), 216 minori non accompagnati e 56 minori accompagnati, provenienti da diversi Paesi tra cui il Bangladesh, la Siria, la Costa d’Avorio, l’Egitto e il Pakistan. Molti di questi Paesi sono colpiti da conflitti e instabilità politica ed economica, come il Sudan, la Siria, la Libia e la Sierra Leone.

Le testimonianze dei naufraghi raccolte dai mediatori culturali di Emergency rivelano storie di abusi, torture e gravi violazioni dei diritti umani. Alcuni racconti parlano di estorsioni e sfruttamento subiti durante il viaggio verso la salvezza. Le condizioni in cui queste persone si trovano nei Paesi di partenza e di transito sono spesso disumane e prive di diritti fondamentali.

La presenza della nave Life Support in mare ha permesso agli operatori di Emergency di sperimentare direttamente gli effetti delle politiche migratorie sulla loro attività. Infatti, le ONG che si occupano di ricerca e soccorso continuano a essere criminalizzate e ostacolate dalle autorità. La recente legge italiana, convertendo il decreto Piantedosi, ha comportato l’imposizione di detenzioni amministrative che hanno rallentato il soccorso e messo a rischio la vita delle persone in mare.

La Life Support, che fa parte della “flotta civile” di Emergency, si impegna a riportare il diritto alla vita al centro del dibattito sulla migrazione. Nonostante le difficoltà e le restrizioni imposte, l’organizzazione ha dimostrato la sua determinazione nel fornire assistenza medica e umanitaria alle persone che ne hanno più bisogno.

La nave Life Support è composta da un team di 28 persone, tra cui marittimi, staff di Emergency, medici, infermieri e mediatori culturali. Durante il primo anno di attività, sono state effettuate 15 missioni mediche a bordo della nave, che hanno coinvolto 112 pazienti, tra cui donne e minori. Le principali cause di accesso all’ambulatorio sono state ustioni, traumi, malattie infettive e patologie ginecologiche.

Nonostante gli sforzi e l’impegno di Emergency e della Life Support, vi sono ancora casi di omissione di soccorso da parte delle autorità marittime. Ad esempio, le autorità di Malta spesso non rispondono alle segnalazioni di pericolo e istruiscono le navi mercantili a monitorare e soccorrere gli immigrati in pericolo solo in rari casi. Questa situazione mette a rischio la vita delle persone che cercano disperatamente aiuto e protezione.

L’attività della Life Support di Emergency è un esempio tangibile di solidarietà e umanità in un contesto di crisi migratoria sempre più complesso. L’organizzazione continua a lottare per garantire il rispetto dei diritti umani e la protezione delle persone che cercano una vita migliore. Il loro impegno senza sosta testimonia la necessità di una risposta umanitaria e cooperativa a questa emergenza globale.

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