La chemioterapia preventiva sta diventando sempre più una strategia importante nella lotta contro i tumori potenzialmente guaribili. Questa terapia, che viene attualmente somministrata alla principessa Kate, comporta una certa tossicità ma rappresenta un “investimento sul futuro” in quanto riduce al minimo i rischi di recidiva e di ricomparsa della malattia.

Secondo Massimo Di Maio, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e direttore dell’Oncologia medica 1 Universitaria all’Ospedale Molinette di Torino, la chemioterapia può essere classificata in quattro categorie: curativa, neo-adiuvante, palliativa e adiuvante. La chemioterapia adiuvante, o preventiva, è quella somministrata alla principessa Kate. Viene effettuata dopo la chirurgia e/o la radioterapia per distruggere eventuali cellule tumorali ancora in circolo ma non rilevabili alla tac, in modo da ridurre il rischio di ricomparsa del tumore. Questa terapia viene scelta quando sono presenti particolari fattori di rischio, come l’interessamento dei linfonodi nel caso del tumore del colon o lo stadio iniziale della malattia in altri tipi di tumore.

Tuttavia, questa opzione terapeutica è spesso difficile da comunicare e far accettare al paziente. Il paziente, infatti, può avere la sensazione di aver eliminato il tumore chirurgicamente e il trattamento preventivo non ha un immediato vantaggio perché non presenta sintomi. È difficile accettare questo tipo di terapia in quanto si devono sopportare gli effetti collaterali senza un beneficio immediato. Tuttavia, come sottolinea l’oncologo, la chemioterapia preventiva è un investimento a lungo termine sulla possibilità di guarigione del paziente.

Gli effetti collaterali della chemioterapia preventiva dipendono dai farmaci utilizzati e dal tipo di tumore. Possono verificarsi effetti neuropatici, fatigue, nausea o la caduta dei capelli, soprattutto con alcuni schemi di chemioterapia adiuvante per il tumore dell’ovaio.

La durata della terapia può variare a seconda del tipo di tumore. Ad esempio, nel caso del tumore del colon, solitamente la durata è di 6 mesi, ma negli ultimi anni si tende a ridurla a 3 mesi per migliorare la qualità di vita del paziente. Nel caso del tumore dell’ovaio, la durata media della terapia è di 4 mesi.

La chemioterapia preventiva utilizza farmaci che agiscono con un meccanismo citotossico, ovvero “avvelenano” le cellule tumorali. Se nei pazienti con malattia avanzata viene utilizzata per distruggere il tumore, nel caso della terapia adiuvante la chemioterapia viene somministrata senza sapere se il paziente abbia ancora cellule tumorali nell’organismo, perché non rilevabili. Viene somministrata per distruggere una eventuale malattia residua microscopica che potrebbe portare comunque a una recidiva.

È importante sottolineare che non ci sono garanzie assolute, ma si accetta un trattamento tossico per aumentare le possibilità di guarigione. È una scommessa, ma il messaggio positivo è che la chemioterapia preventiva indica una situazione in cui il tumore è eliminabile e il paziente potenzialmente guaribile.

In conclusione, la chemioterapia preventiva rappresenta una nuova strategia nella lotta contro i tumori guaribili. Sebbene possa essere difficile da accettare per i pazienti, questa terapia offre la possibilità di ridurre il rischio di ricomparsa del tumore e aumentare le possibilità di guarigione. È un investimento a lungo termine sulla salute del paziente e rappresenta un passo avanti nella lotta contro il cancro.

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