L’allentamento delle misure di sicurezza favorisce le grandi aziende

Le recenti proposte di emendamenti al Decreto Legislativo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) hanno sollevato polemiche riguardo all’impatto che potrebbero avere sulle piccole e medie imprese italiane. Secondo i promotori delle modifiche, rappresentanti di Fi, Lega, FdI, Svp e Iv, l’attuale normativa sulla patente per la sicurezza introdotta dopo il crollo di Firenze andrebbe rivista per favorire le aziende di maggiori dimensioni.

L’elemento chiave di queste proposte è la modulazione dei punti iniziali della patente in base alla grandezza dell’azienda. Attualmente, tutte le imprese partono con un punteggio base di 30 crediti, che può poi aumentare progressivamente fino a un massimo di 100 per le aziende con almeno 250 lavoratori. Secondo le nuove proposte, invece, il punteggio iniziale sarebbe diversificato: 30 crediti per le aziende con un numero di dipendenti fino a 10, 50 per quelle con un numero di dipendenti fino a 49, 80 per quelle con un numero di dipendenti fino a 249 e infine 100 per quelle che superano questa soglia.

La motivazione addotta dai sostenitori di queste modifiche è quella di favorire le grandi aziende, che rappresentano un pilastro fondamentale dell’economia nazionale. Secondo loro, queste imprese sono in grado di garantire una maggiore sicurezza sul luogo di lavoro grazie ai maggiori investimenti che possono permettersi di realizzare. Inoltre, sostenendo che le aziende più grandi sono sottoposte a una maggiore attenzione da parte delle autorità competenti, affermano che è più equo riconoscere loro un punteggio iniziale più elevato.

Tuttavia, questa proposta ha sollevato diverse preoccupazioni tra le piccole e medie imprese. Molti rappresentanti di questo settore temono che un punteggio iniziale più basso possa penalizzare ulteriormente le aziende già in difficoltà a causa della crisi economica provocata dalla pandemia di COVID-19. Inoltre, sostengono che la sicurezza sul posto di lavoro non dovrebbe essere misurata in base alle dimensioni dell’azienda, ma dovrebbe essere un requisito obbligatorio per tutte le imprese, indipendentemente dalla loro grandezza.

Le associazioni di categoria e i sindacati hanno criticato aspramente queste proposte, sostenendo che favorire le grandi aziende a discapito delle piccole e medie imprese creerebbe una disparità economica e sociale. Inoltre, affermano che l’allentamento delle misure di sicurezza potrebbe mettere a rischio la salute e la vita dei lavoratori, che dovrebbero essere tutelati indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda per cui lavorano.

Il dibattito su queste proposte è ancora in corso e si prevede che continuerà a suscitare discussioni animate tra i diversi attori del mondo imprenditoriale e politico. Nel frattempo, le piccole e medie imprese italiane rimangono in attesa di una decisione che potrebbe influire significativamente sulla loro capacità di operare in un contesto già difficile.

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