Lo sfruttamento lavorativo nel settore agricolo è un problema serio che purtroppo continua a esistere nonostante gli sforzi delle autorità per combatterlo. Un recente caso di caporalato è stato scoperto nelle Langhe, una zona vitivinicola famosa in Italia.

Quaranta lavoratori sono stati vittime di sfruttamento, provenienti da diverse nazioni tra cui il Gambia, il Senegal, il Ghana, la Macedonia, la Tunisia, il Pakistan, la Nigeria, la Guinea, l’Egitto, l’Albania, il Marocco, il Gabon e il Bangladesh. Di questi, trenta hanno ottenuto il permesso di soggiorno per grave sfruttamento lavorativo. I Carabinieri del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Cuneo e dei Comandi Provinciali dei Carabinieri di Cuneo e Bolzano hanno eseguito misure cautelari contro nove persone responsabili del caporalato e dell’occupazione di lavoratori senza regolare permesso di soggiorno.

Le indagini sono iniziate nell’aprile 2023 grazie all’attività di ispezione condotta dall’Arma territoriale di Cuneo, dagli ispettori ITL e dai mediatori culturali dell’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni). È emerso un quadro diffuso di sfruttamento lavorativo nella zona di Alba e nelle Langhe, dove molti cittadini extracomunitari in stato di bisogno venivano reclutati e sfruttati da datori di lavoro contoterzisti. I lavoratori venivano prelevati e trasportati dalle loro residenze a luoghi di lavoro remoti, dove venivano costretti a lavorare in condizioni di sfruttamento.

Gli agricoltori che sfruttavano queste persone facevano parte di aziende agricole di lavoro conto terzi, che operavano principalmente nei vigneti delle province di Cuneo, Asti e Alessandria. I lavoratori erano costretti a vivere in condizioni disumane, senza alcuna tutela dei loro diritti e spesso senza nemmeno un contratto di lavoro regolare.

Fortunatamente, le forze dell’ordine hanno agito tempestivamente per porre fine a questa situazione. Le persone responsabili del caporalato sono state sottoposte a misure cautelari, tra cui il divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale o imprenditoriale e il sequestro preventivo di undici veicoli utilizzati per il trasporto dei lavoratori.

Inoltre, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha preso in carico una parte dei lavoratori sfruttati, trasferendoli in altre località italiane lontane da Alba. Qui, sono stati inseriti in progetti di accoglienza e integrazione per aiutarli a trovare nuove opportunità lavorative in diverse realtà imprenditoriali.

Questo caso di caporalato nelle Langhe mette in luce la necessità di combattere il sfruttamento lavorativo nel settore agricolo. È importante che le autorità continuino a monitorare attentamente le condizioni di lavoro degli agricoltori e a prendere provvedimenti severi contro coloro che violano i diritti dei lavoratori.

Inoltre, è fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza sui diritti dei lavoratori migranti e fornire loro il supporto necessario per denunciare situazioni di sfruttamento. Solo attraverso una collaborazione tra le forze dell’ordine, le organizzazioni internazionali e la società civile sarà possibile porre fine al caporalato e garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti.

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