Marlon Brando: il centenario del ribelle divo di Hollywood

Il 3 aprile 2024 si celebrano i cento anni dalla nascita di Marlon Brando, una delle icone più rappresentative di Hollywood. Ma chi era veramente l’uomo dietro il mito? Scopriamo insieme la sua storia, tra successi, ribellioni e tragiche cadute.

Nato a Omaha, nel Nebraska, Marlon Brando era il terzogenito di Marlon Brando Senior, un produttore di pesticidi e materie chimiche. Fin dall’infanzia, il giovane Marlon provò un profondo rancore nei confronti del padre, tanto da detestare il suo stesso nome. Per distinguersi, iniziò a farsi chiamare Bud, ma fu solo quando divenne famoso che cancellò completamente la memoria del padre assumendo il suo nome completo, Marlon Brando.

Sebbene avesse un rapporto complicato con il padre, Brando considerava sua madre Dorothy come la sua musa e il suo più grande amore. Era talmente devoto a lei che ammetteva di recitare soltanto per ottenere la sua approvazione.

La sua carriera ebbe inizio quando si trasferì a New York nel 1943 e si iscrisse ai corsi di recitazione di Stella Adler nella Dramatic Workshop di Erwin Piscator. Fu lì che rimase affascinato dal Metodo Stanislavskij, che successivamente perfezionò all’Actors Studio di Lee Strasberg. Appena un anno dopo il suo debutto a Broadway nella commedia “I Remember Mama”, Brando dimostrò il suo talento in “A Flag is Born” di Ben Hecht, subito dopo la fine della guerra.

Brando era un uomo con idee politiche ben chiare. Per sostenere il nascente stato di Israele, accettò di lavorare al minimo sindacale. Il teatro era la sua grande passione e ottenne un successo personale straordinario grazie alla sua interpretazione in “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams.

Il passaggio al cinema fu quasi inevitabile e nel 1951 Elia Kazan lo scelse per la versione hollywoodiana della commedia. Con il suo fisico atletico, il suo sguardo magnetico e la sua virilità esplosiva, Brando divenne una vera e propria star. I suoi ruoli iconici in film come “Viva Zapata”, “Giulio Cesare” e “Il selvaggio” lo fecero entrare nella leggenda di Hollywood.

Nel 1954, Brando ricevette la sua prima candidatura all’Oscar, ma fu solo nel 1956 che riuscì a conquistare il premio per il suo ruolo in “Fronte del porto” accanto a Rod Steiger. Tuttavia, i suoi film successivi non furono all’altezza delle sue performance precedenti. In “Desirée” costruì un improbabile Napoleone a sua immagine e somiglianza, mentre in “Bulli e pupe” cercò di cantare e ballare senza grande convinzione.

Nonostante alcuni scivoloni, Brando rimase un modello indiscusso e una garanzia di successo. Nel 1962, trionfò nel film “Gli ammutinati del Bounty” e lì incontrò la tahitiana Tarita Teriipia, che sposò poco dopo.

Negli ultimi anni della sua vita, Brando affrontò problemi personali e si ritirò a Tahiti. Fu grazie al cinema italiano che riuscì a risorgere dalle ceneri con film come “Queimada” di Gillo Pontecorvo e “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci. Il suo carisma conquistato grazie al cinema europeo convinse Francis Ford Coppola a insistere con lo studio cinematografico Paramount per ottenere la sua partecipazione in “Il Padrino”. Il risultato fu un altro Oscar come miglior attore nel 1973.

Da segnalare anche il suo ruolo memorabile come Colonnello Kurtz in “Apocalypse Now”, diretto nuovamente da Coppola. Purtroppo, Brando si lasciò trascinare in una spirale autodistruttiva e morì il 1 luglio 2004 a causa di enfisema polmonare.

Il centenario di Marlon Brando rappresenta un’occasione per ricordare uno dei più grandi attori della storia del cinema. Il suo talento, la sua passione e la sua intensità restano impressi nella memoria collettiva, rendendolo un’icona senza tempo.

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