Mese: Marzo 2024

AGI –  Incidente stradale mortale alle 12.30 in via dei Due Ponti, all’intersezione con via Bomarzo, a Roma, dove uno scooter Piaggio Liberty 125 si e’ scontrato con un autocarro Peugeot. Il conducente del motorino, un ragazzo di 22 anni, e’ deceduto sul posto. Il conducente dell’autocarro, che si e’ fermato subito dopo l’impatto, e’ stato trasportato in ospedale per gli accertamenti di rito. Sul posto intervenuti gli agenti del XV Gruppo Cassia della polizia locale di Roma Capitale per i rilievi. Sono in corso gli accertamenti da parte dei caschi bianchi per ricostruire la dinamica dell’incidente. Ulteriori pattuglie sono intervenute in ausilio per le chiusure stradali, ancora in atto, necessarie per i rilievi del caso.

AGI – Continua a crescere il numero dei suicidi nelle carceri italiane. Lo rileva l’associazione Antigone, ricordando che gli ultimi tre sono avvenuti a distanza di poche ore nel carcere di Pavia, in quello di Teramo e in quello di Secondigliano. Il primo – su cui si attendono conferme – riguarda il trapper Jordan Jeffrey Baby ed è avvenuto nel carcere di Pavia. Il secondo, poche ore dopo, nel carcere di Teramo, dove un ragazzo di venti anni si è tolto la vita nel giorno del suo compleanno. Mentre, sempre ieri, si era tolta la vita nel carcere di Secondigliano una persona di 33 anni. Il totale nel 2024 è di 23 suicidi, uno ogni 3 giorni.

 

“Tre detenuti che si suicidano in un giorno segnano il fallimento delle istituzioni. Una tragedia – dichiara Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – che ci dovrebbe far fermare tutti e programmare azioni e politiche di segno opposto a quelle in discussione. Fermatevi con il ddl sicurezza e approvate norme di umanità. Ogni suicidio è un atto a sè ma, quando sono così tanti, evidenziano un problema sistemico. Il sovraffollamento trasforma le persone in numeri di matricola, opachi agli operatori”.

Per Gonnella, “vanno prese misure dirette a ridurre drasticamente i numeri della popolazione detenuta. Il ddl sulla sicurezza in discussione va nella direzione opposta e potrebbe costituire una esplosione di numeri e sofferenze. Le misure che da tempo sollecitiamo non sono mai state approvate. Una telefonata salva la vita, abbiamo sempre ricordato. Facciamo sì che i detenuti comuni possano chiamare quotidianamente i propri cari e non una telefonata a settimana. Se quei ragazzi che hanno perso la vita avessero potuto farlo, specialmente in momenti di profonda depressione possono essere la via di salvezza”.

 

Per questo, aggiunge, “chiediamo ancora una volta che Governo e Parlamento aprano una discussione pubblica sul tema carceri. Chiediamo a tutti i parlamentari di visitare le sezioni più affollate degli istituti di pena e quelle dove si vive peggio, come il settimo reparto di Regina Coeli”. Infine, Gonnella lancia un “allarme” sul “nuovo reato di rivolta penitenziaria, previsto nel ddl sicurezza che andrà a punire persino la resistenza passiva dei detenuti con tanti anni di carcere. La disobbedienza nonviolenta gandhiana è trattata come un crimine. Il rischio è che aumentino ancora atti di autolesionismo, tentativi di suicidio e suicidi. Per questo auspichiamo – conclude – che questo provvedimento venga presto ritirato e che si approvino norme nel segno della modernizzazione, umanizzazione, deflazione. Siamo pronti a discuterne con chi vuole ascoltare il nostro parere e le nostre proposte”. 
 

 

AGI – Tonnellate di prodotto, qualificato come fertilizzante, ma costituito in realtà da rifiuto smaltito illecitamente sui terreni agricoli delle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Ruota intorno a questa ipotesi di inquinamento ambientale l’indagine condotta dai Carabinieri dall’Aliquota Operativa del Nor di Serra San Bruno unitamente al Nipaaf dei Carabinieri Forestali di Vibo Valentia coordinati dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo e da un sostituto co-titolare del procedimento. Al centro dell’attività investigativa il ciclo di trasformazione dei rifiuti effettuato all’interno di un impianto di recupero vibonese. L’origine dell’indagine e le ipotesi accusatorie Un’attività investigativa che già tra il marzo e il novembre del 2021, attraverso intercettazioni, campionamenti e controlli, aveva portato alla denuncia di undici persone e alla segnalazione di tre società per responsabilità penali e amministrative.

L’azienda, sita nell’entroterra vibonese, operante nel settore del recupero dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, avrebbe dovuto produrre ammendante compostato misto. Ma, di fatto, non rispettando la procedura prevista all’interno dell’autorizzazione integrata ambientale, generava un prodotto che non aveva perso la qualifica di rifiuto, contente plastiche, vetri e metalli, anche pesanti come il cromo esavalente e andando a inquinare irrimediabilmente i terreni agricoli ove lo stesso veniva spanso. 

 

 

 Il procedimento produttivo, inoltre, veniva effettuato all’interno di capannoni, i cui portelloni sarebbero dovuti restare chiusi; di fatto l’attività veniva svolta mantenendo gli stessi aperti, non consentendo il corretto utilizzo dei filtri e determinando l’inquinamento dell’aria a causa delle polveri e delle emissioni immesse in atmosfera.
L’indagine avrebbe consentito di cristallizzare la presunta condotta illecita di diversi soggetti, attuata attraverso attività decisionali, esecutive e materiali, connesse alle posizioni e alle funzioni, apicali e non, rivestite all’interno della stessa azienda. Nel mirino degli investigatori sono finiti anche un dirigente della Regione Calabria e alcuni tecnici.

 

AGI – Malta inaugura 
la sua prima Biennale d’Arte come porto ideale per tessere relazioni nel mondo e arricchirsi della visione del mondo ispanico, dalla Spagna agli artisti di tutta l’America Latina.

“L’isola è sempre un principio di composizione e invenzione, il luogo ideale per tessere relazioni: si parte, si arriva. Ci invita ad attraversare il mare circostante, a toccare altre terre”, ha dichiarato in un comunicato stampa la direttrice della Biennale maltese, Sofia Baldi Pighi.

 

L’evento, dal tema “Insulaphilia”, si svolgerà dal 13 marzo fino al 31 maggio in tutto il Paese, dall’isola paradisiaca di Gozo alla capitale La Valletta, Patrimonio dell’Umanità dal 1980.

La prima edizione avrà solo otto padiglioni nazionali, in cui ogni Paese espone le proprie riflessioni artistiche, e tra questi ci sarà quello della Spagna, commissionato da Ángel Moya García e firmato da Avelino Sala con il titolo “No One is an Island”.

Situata nella città di Calcara, l’installazione spagnola riflette sul concetto di identità in una dimensione “multipla e plurale”, con l’isola come asse di scambio con altre culture “senza limiti, paura o rifiuto”.

 

Allo stesso modo, tra i circa 70 artisti, alcuni proverranno dall’America Latina, come Luz Lizarazo, che rappresenterà la Colombia con l’opera “Mi cuerpo dice la verdad”, ispirata a Santa Águeda e che tratta del “significato culturale e spirituale contraddittorio dei seni delle donne”, e “Mi cuerpo dice la verdad”, ispirata a Santa Águeda, che tratta del “significato culturale e spirituale contraddittorio dei seni delle donne”.

 

Parteciperanno anche l’artista cubana Tania Bruguera, il messicano Pedro Reyes, la cilena Cecilia Vicuña, la salvadoregna Guadalupe Maravilla, la peruviana Andrea Ferrero e il brasiliano Daniel Jablonski con i loro rispettivi progetti. In questo modo, con la visione di artisti provenienti da tutto il mondo, l’isola europea, al centro della rotta migratoria del Mediterraneo, difenderà “l’importanza di riconoscere l’ibrido all’interno della propria cultura”, come si legge nel manifesto di questa “Insulaphilia”.

Tradotto con DeepL.com (versione gratuita)

AGI –  La Corte d’Assise d’appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha disposto una perizia sul video girato in stazione a Bologna la mattina del 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer. A richiedere l’esame erano stati i difensori di Paolo Bellini, imputato di concorso nella strage della stazione di Bologna, mentre la Procura generale e le parti civili si erano opposte. I periti Eugenio Premuda e Giacomo Manghi avranno 20 giorni di tempo per stabilire da che posizione sono state girate le riprese in stazione a Bologna la mattina della strage.

 

Soprattutto, la Corte vuole accertare se le immagini in cui si vede l’uomo sconosciuto con i baffi, identificato come Paolo Bellini, siano state girate a bordo del treno, come sostengono la Procura generale e le parti civili, oppure siano state fatte da terra verso l’alto, come affermano i legali dell’imputato. Va poi stabilito, ed è un punto dirimente, se quelle riprese siano state fatte nei minuti immediatamente successivi all’esplosione, oppure in un orario ricompreso tra le 12 e 15 o le 13 e 15, come sostiene la difesa di Bellini. Si tratta dell’orario segnato, sempre secondo i legali dell’imputato, dall’orologio di una anonima signora che appare nel video dietro l’uomo identificato come Bellini. I periti incaricati dalla Corte illustreranno i risultati nell’udienza fissata per il 10 aprile. 

 

 “A Bologna il 2 agosto c’era il Mossad. C’era Kram, e poi un uomo e una donna, dei noti esplosivisti. Me lo ha detto Ugo Sisti che sapeva tutto”. Lo ha detto nel corso di alcune dichiarazioni spontanee della durata di un’ora e cinque minuti, l’ex diAvanguardia Nazionale, Paolo Bellini accusato di concorso nella strage del 2 agosto, nel suo intervento fiume in Aula al processo in corso, ha toccato vari argomenti, con un’esposizione spesso poco organica e confusa. Ha parlato di Ugo Sisti, all’epoca procuratore capo di Bologna che, secondo Bellini, aveva assegnato “compiti precisi” a lui e al fratello Guido, facendoli lavorare “a compartimenti stagni”. In particolare, Guido Bellini avrebbe dovuto “entrare in rapporti con i palestinesi per ricucire il lodo Moro”, mentre lui avrebbe dovuto fotografare, sia a Bologna che nell’ospedale di Reggio Emilia e a Firenze, i palestinesi con determinate caratteristiche fisiche per individuare eventuali terroristi. Bellini ha messo in chiaro, pero’, di “non poter dire che a fare la strage di Bologna sono stati i palestinesi: io dico quello che ho fatto in quel periodo. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo per ricucire il lodo Moro”.

AGI –  La Corte d’Assise d’appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha disposto una perizia sul video girato in stazione a Bologna la mattina del 2 agosto 1980 dal turista Harald Polzer. A richiedere l’esame erano stati i difensori di Paolo Bellini, imputato di concorso nella strage della stazione di Bologna, mentre la Procura generale e le parti civili si erano opposte. I periti Eugenio Premuda e Giacomo Manghi avranno 20 giorni di tempo per stabilire da che posizione sono state girate le riprese in stazione a Bologna la mattina della strage.

 

Soprattutto, la Corte vuole accertare se le immagini in cui si vede l’uomo sconosciuto con i baffi, identificato come Paolo Bellini, siano state girate a bordo del treno, come sostengono la Procura generale e le parti civili, oppure siano state fatte da terra verso l’alto, come affermano i legali dell’imputato. Va poi stabilito, ed è un punto dirimente, se quelle riprese siano state fatte nei minuti immediatamente successivi all’esplosione, oppure in un orario ricompreso tra le 12 e 15 o le 13 e 15, come sostiene la difesa di Bellini. Si tratta dell’orario segnato, sempre secondo i legali dell’imputato, dall’orologio di una anonima signora che appare nel video dietro l’uomo identificato come Bellini. I periti incaricati dalla Corte illustreranno i risultati nell’udienza fissata per il 10 aprile. 

 

 “A Bologna il 2 agosto c’era il Mossad. C’era Kram, e poi un uomo e una donna, dei noti esplosivisti. Me lo ha detto Ugo Sisti che sapeva tutto”. Lo ha detto nel corso di alcune dichiarazioni spontanee della durata di un’ora e cinque minuti, l’ex diAvanguardia Nazionale, Paolo Bellini accusato di concorso nella strage del 2 agosto, nel suo intervento fiume in Aula al processo in corso, ha toccato vari argomenti, con un’esposizione spesso poco organica e confusa. Ha parlato di Ugo Sisti, all’epoca procuratore capo di Bologna che, secondo Bellini, aveva assegnato “compiti precisi” a lui e al fratello Guido, facendoli lavorare “a compartimenti stagni”. In particolare, Guido Bellini avrebbe dovuto “entrare in rapporti con i palestinesi per ricucire il lodo Moro”, mentre lui avrebbe dovuto fotografare, sia a Bologna che nell’ospedale di Reggio Emilia e a Firenze, i palestinesi con determinate caratteristiche fisiche per individuare eventuali terroristi. Bellini ha messo in chiaro, pero’, di “non poter dire che a fare la strage di Bologna sono stati i palestinesi: io dico quello che ho fatto in quel periodo. Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo per ricucire il lodo Moro”.