Mese: Marzo 2024

AGI – C’è sempre da aspettarsi qualcosa di bello quando a comporre o suonare c’è Rodrigo D’Erasmo, uno dei musicisti più apprezzati in Italia. Polistrumentista, compositore e arrangiatore, metà brasiliano e metà italiano, a volte direttore d’orchestra al festival di Sanremo, altre volte violinista o chitarrista per gli Afterhours, altre volte ancora on the road per l’Italia suonando la romantica malinconia di Nick Drake, cantautore e chitarrista inglese che privilegiava l’acustica, morto a soli 26 anni. Un artista sfortunato e incompreso che D’Erasmo, insieme a Roberto Angelini, ama spesso reinterpretare.

 

E non sorprende quindi che Marco D’Amore, autore del film “Caracas”, si sia affidato alla sensibilità di D’Erasmo per la soundtrack, edita da Curci. Caracas è tratto dall’opera letteraria “Napoli Ferrovia” di Ermanno Rea con protagonisti Tony Servillo, Marco D’Amore, Lina Camelia Lumbroso, e racconta la città attraverso gli occhi di un vecchio scrittore rientrato a casa dopo molto tempo. Caracas è un uomo che milita in un gruppo violento di estrema destra e sta per convertirsi all’Islam. C’è Yasmina la donna che ama, drogata e persa nei vicoli della città. Uno scontro fra due mondi da cui si vede una nuova alba.

 

L’idea di firmare la colonna sonora, è stata accolta con entusiasmo sin dall’inizio da D’Erasmo: “Mi sono innamorato della sceneggiatura – racconta all’AGI il musicista – ho amato da subito i personaggi, l’ambientazione di Napoli che potrebbe essere una Medina del Maghreb e il modo di raccontare la storia in modo inedito. Elementi questi che sono diventati uno stimolo enorme per me da un punto di vista musicale. Ho subito iniziato a pensare e a elaborare un suono che raccontasse tutto il bacino del mediterraneo e oltre. E anche se mancavano mesi all’inizio riprese, ho consegnato tanto materiale in tempi relativamente brevi. Praticamente le riprese del film sono iniziate con tutta la colonna sonora già scritta”.

E comunque poi, anche tanto tempo trascorso sul set: “Si’, sono stato molto sul set – precisa il musicista – avevo voglia di fare squadra e stare insieme alla troupe. Ho fatto anche viaggi per lavorare bene a questo film, sono andato a Tunisi che è una città che sentivo vicina e non conoscevo. Ho trovato ispirazione li’ per un brano. Ho registrato suoni in quella città, muezzin, sonorità di kasbah e minareti. E ho unito ai suoni di Napoli quelli del Maghreb. Cosi’ è nato il tessuto sonoro”.

 

Tante ispirazioni dunque, anche la famosa Manha de Carneval, tratta da Orfeo Negro di Camus del 1959. “Manha de Carnaval ha un ruolo di grande ispirazione iniziale – racconta D’Erasmo – io per metà sono brasiliano e ho ascoltato da piccolo tanta musica brasiliana ma non avevo mai fatto nulla. Invece, stavolta ho inserito un brano che si chiama Rosa, un piccolo omaggio a Pixinguinha, una cover stupenda che ho arrangiato per chitarra classica. In altri brani come Tunisi, dove c’è la chitarra classica, c’è un po di’ Brasile”.

 

E la sceneggiatura “Sono rimasto colpito da come è stata scritta – aggiunge – dal punto di vista letterario, è avvincente, scorrevole, ma anche molto poetica, affascinante e psichedelica. È stata fatta una resa cinematografica alla David Lynch che amo molto. E l’aspetto onirico e psichedelico è quello che mi ha molto colpito”.

 

Poi c’è Napoli: “È una città con una energia pulsante pazzesca – spiega D’Erasmo – con un magma che è quello del vulcano che le bolle dentro, che bolle nelle vene di chi proviene da li’, di chi ci si trova anche solo come ospite. Tutto questo fa si che Napoli non sia mai ferma. Dal punto di vista dell’energia e della cultura è una città in grande movimento e sommovimento oserei dire, e anche questo è fonte di grandissima ispirazione”.

 

Caracas, personaggio controverso: “E’ misteriosissimo – afferma D’Erasmo – nel brano ‘Chi è Caracas’ esce fuori pero’ dal suo mistero. Affiora la dolcezza, il senso di solitudine e il desiderio di amore, pace e serenità. Che poi, sono cose che in realtà lui stesso desidera ed è quello che ogni essere umano nelle varie fasi della vita, va cercando”. Un lavoro in cui c’è molto di Rodrigo D’Erasmo e anche di Marco D’Amore: “Si’ – afferma il musicista – mi ci rivedo moltissimo. Qualcuno mi ha chiesto come si fa a raccontare il tormento, e io ho detto che il modo più semplice, è essere tormentati piuttosto che cercare una formula per raccontarlo. Marco ed io ci riconosciuti in questo essere tormentati intimamente e lui ha voluto raccontarlo attraverso il personaggio di Caracas. Così ha dato a me la possibilità di farlo con il suono e di infonderlo a tutto il film. Devo dire che è stato uno dei lavori di cui sono più soddisfatto dal punto di vista di compositore di musica per immagine. Uno dei lavori di cui sono più contento”.

 

Nel futuro, di nuovo con Roberto Angelini suonando Nick Drake? “Assolutamente si’. Stiamo lavorando Roberto e io a un progetto che amiamo tanto. Ci piacerebbe riportarlo in giro questa estate. Drake non ha età, non ha bisogno di una particolare evenienza per essere suonato. È un progetto super fortunato, che la gente ama moltissimo. Siamo molto orgogliosi di poter portare in giro il verbo del grande Nick Drake, è una figura che amiamo tantissimo e a cui dobbiamo tanto. Molto presto riprenderemo quindi un progetto su di lui”.

 

E poi? “E poi tante cose – conclude D’Erasmo – con Antonio (Diodato) un tour nei teatri e annunceremo cose belle. Stiamo progettando uno spettacolo. E ci divertimento molto. Sto preparando poi un disco con Roberto Angelini di cui siamo molto orgogliosi, musica strumentale. Lo stiamo componendo. Non sarà solo un album ma una sorta di opera multimediale che vedrà la luce a fine anno. Un progetto davvero ambizioso a cui teniamo molto. E come compositore sto facendo due soundtrack per un documentario su Volonte’, e poi per una serie con Carlo Lucarelli sulla follia che dovrebbe uscire in autunno”.

 

AGI –  Un detenuto si è tolto la vita nel carcere di Teramo. “Si tratta di un ragazzo di circa 20 anni, di
etnia rom, che nella notte si è impiccato nella sua cella della sezione osservazione del carcere di Castrogno, dove si trova ristretta anche la mamma, colta da malore, e ora piantonata in ospedale”, riferisce Gennarino De Fazio, segretario generale della
Uilpa Polizia Penitenziaria, osservando che “dall’inizio dell’anno sono dunque 27, 24 detenuti e 3 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria, i suicidi in ambito carcerario, in un bollettino che appare inarrestabile anche per
 l’inezia della politica che ha governato almeno nell’ultimo ventennio. E non pervengono, peraltro, segnali confortanti neppure dall’esecutivo in carica”. De Fazio chiede quindi che “l’Esecutivo Meloni batta un colpo: subito un deflazionamento della densità detentiva per ridurre il surplus di reclusi di oltre 14mila unita’ e assunzioni straordinarie e accelerate nella Polizia penitenziaria, mancante di almeno 18mila unita’. Parallelamente, riforme strutturali e riorganizzative. Non si possono continuare a contare asetticamente i morti”.

AGI –  “La prima causa di morte dei nostri giovani è l’incidente stradale. Un dato impressionante, assieme a quello che evidenzia 3200 morti all’anno per incidenti stradali. È come se un paese in Italia sparisse ogni anno dalla cartina geografica”. Lo ha detto il prefetto Renato Cortese, direttore centrale delle specialità della Polizia di Stato, intervenendo all’evento “Il contrasto della guida sotto l’effetto di stupefacenti” in corso presso la sede del compartimento della polizia stradale per il Lazio e l’Umbria, in via Magnasco a Roma.

 

È come se un paese in Italia sparisse ogni anno

 

“La riduzione dell’incidentalità stradale – ha proseguito il prefetto Cortese – richiede strategie di prevenzione, mirate, trasversali e convergenti che possono essere perseguite solo mettendo a fattor comune lo sforzo di tutti gli attori interessati. La sinergia collaborativa e lo scambio informativo, consentono di rafforzare la competenza di ciascuno e l’efficacia dei modelli operativi e delle campagne di sensibilizzazione che siamo chiamati ad attuare”.

“Quello della guida sotto l’effetto degli stupefacenti – ha concluso – è un tema, purtroppo, di permanente attualità, che attraversa trasversalmente diverse fasce della popolazione. E le conseguenze antisociali di questi comportamenti antisociali impattano pesantemente sulla sicurezza pubblica, mettendo seriamente in pericolo la vita delle persone”. 

AGI – “La natalità e la salute riproduttiva riguarda tanto la donna quanto l’uomo. La denatalità e l’invecchiamento demografico sono ormai un’emergenza che richiede interventi concreti, e questo Governo si sta finalmente sta lavorando”. Lo ha rilevato il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel suo intervento al convegno ‘La Natalità: una questione di coppia’.

 

“Il sostegno alle famiglie e alle nascite non è uno slogan, siamo passati ai fatti. Ma la sfida non è facile – ha aggiunto il ministro – siamo di fronte a un fenomeno estremamente complesso. Le coppie rinunciano ad avere bambini e sempre più spesso le donne abbandonano il sogno di diventare mamme già da giovanissime. Le cause possono essere molteplici: una condizione economica sfavorevole, la paura di perdere il posto di lavoro, l’assenza di una reale consapevolezza della propria fertilità, che per una donna è all’apice tra i 20 e i 30 anni”. 

 

“Parliamo quindi di ragioni economiche, sociali, culturali, che spesso si intrecciano, e che affondano le loro radici nell’assenza di investimento su un welfare a sostegno della genitorialità e che oggi si ritrova con un tasso di fertilità tra i più bassi d’Europa, seguito solo da quelli di Spagna e Malta – ha spiegato il ministro Schillaci – dopo il picco negativo raggiunto nel 2022, quando per la prima volta dall’Unità d’Italia si è scesi a meno di 400mila nati, i dati del primo semestre 2023 hanno mostrato a livello nazionale un ulteriore calo di 3.500 nascite. Per questo il ministero della Salute ha avviato un forte impegno nel campo della prevenzione, dell’informazione e a tutela della salute. Sappiamo che per invertire la rotta ci vorrà del tempo, ma il tavolo tecnico sugli stili di vita per favorire la fertilità, che abbiamo voluto istituire e che si è insediato lo scorso luglio, sta già lavorando a numerose iniziative”.

 

Tra le proposte, “anche la realizzazione di un cortometraggio rivolto a ragazze e ragazzi fra i 15 e 25 anni per spiegare quali siano le abitudini comuni che proteggono o al contrario mettono a rischio la salute riproduttiva – ha sottolineato – Credo sia fondamentale offrire ai giovani la possibilità di riflettere sulla complessità e le conseguenze delle proprie scelte quotidiane, dei comportamenti salutari o meno che si adottano. Nelle scuole e nelle università saranno inoltre promossi incontri, sulla base di documenti scientifici, per illustrare la relazione tra stili di vita e fertilità – ha concluso – anche in diversi atenei italiani specializzati nelle professioni sanitarie saranno organizzati presentazioni e dibattiti”.

AGI – Ricorre oggi l’undicesimo anno di pontificato per Papa Francesco. Un pontificato segnato dal dolore per le guerre. Sono oltre 130 gli appelli che Jorge Mario Bergoglio, scrive Vatican News, ha espresso dal 13 marzo 2023 a oggi per l’Ucraina, più di 60 quelli per il Medio Oriente e la popolazione di Gaza.

 

Non c’è stato Angelus, Regina Caeli o udienza generale in cui il Papa abbia mancato il riferimento alla guerra, ribadito la vicinanza alle popolazioni colpite o invocato la pace e il coraggio del negoziato quale esercizio di saggezza che impedisca il prevalere degli interessi di parte, tuteli le legittime aspirazioni di ognuno e faccia cessare la “follia” della guerra.

 

A volte sono stati appelli vigorosi – voluti pronunciare pure quando la voce, a causa di bronchiti o influenze ricorse più volte in questi mesi, non lo permetteva – o spesso brevi chiose, fugaci memorandum o campanelli d’allarme per non far subentrare l’abitudine o il cinismo per cui anche il dramma di un attacco missilistico su scuole e abitazioni è declassato a “notizia di aggiornamento”. La speranza di una pace giusta e duratura è stato ed è sempre l’unico sottofondo alle parole del Papa susseguitesi in questo undicesimo anno di pontificato, che vale la pena ripercorrere in tempi di rielaborazioni e strumentalizzazioni del suo pensiero o a fronte di accuse di “equivicinanza” che, come ha puntualizzato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, è sempre stato “lo stile” della Santa Sede.