Mese: Marzo 2024

AGI – È una sfida di mimesi quella in cui si sono spinti 12 artisti del cinema italiano, che hanno accolto l’invito del WWF Italia a partecipare mostra fotografica “Il Panda siamo noi”, per interpretare in modo intimo e personale lo sguardo di una specie animale a rischio estinzione, come mai era stato fatto prima.

 
Il risultato è visibile gratuitamente nelle giornate del 13, 14, 15 e 17 marzo dalle 10 alle 19 al Complesso Monumentale dell’Acquario Romano, Casa dell’Architettura, in Piazza Manfredo Fanti 47 a Roma. Ieri sera l’inaugurazione con un evento riservato, a cui hanno partecipato anche alcuni degli attori protagonisti della mostra: Mariagrazia Cucinotta, Caterina Guzzanti, Maya Sansa, Caterina Murino, Alan Cappelli Goetz e Lillo Petrolo.

 

 

 

La mostra, che nasce da un’idea dei fotografi Alessandro Dobici, Alberto Cambone e Roberto Isotti, è dedicata alla
campagna WWF #IlPandaSiamoNoi, che ha come protagonista una particolare specie da salvare: quella umana. Dopo anni di lavoro e di impegno da parte dell’organizzazione, il Panda non è più una specie a immediato rischio di estinzione ma ancora vulnerabile. La biodiversità è invece tuttora in pericolo e con essa anche il benessere e la sopravvivenza dell’umanità sono a rischio. Ogni giorno animali selvatici scompaiono e i loro habitat si impoveriscono. Oggi il panda, la specie a rischio, siamo noi: condividiamo con la Natura le stesse sembianze, la stessa casa, lo stesso destino.

 

Gli sguardi di Alan Cappelli Goetz, Maria Grazia Cucinotta, Sabrina Ferilli, Stefano Fresi, Caterina Guzzanti, Vinicio Marchioni, Caterina Murino,
Giorgio Panariello, Lillo Petrolo, Virginia Raffaele, Maya Sansa e Luca Ward e quelli degli animali, si intrecciano così con quelli degli spettatori per mandare un messaggio importante: proteggere la Natura e le specie a rischio è un’azione vitale per la sopravvivenza dell’umanità stessa. Come il WWF ha dimostrato nel suo ultimo report, gli animali sono veri e propri alleati per garantire i servizi ecosistemici. La perdita di una specie, infatti, provoca un effetto “domino”, che favorisce l’estinzione di altre o il degrado degli ecosistemi che da questa dipendono con danni che si ripercuotono fino noi umani. A causa delle nostre azioni oggi si stima un tasso di estinzione mille volte superiore a quello naturale. Ma il potere di riscrivere il futuro è nelle nostre mani. Nelle nostre scelte. Nelle azioni piccole e grandi che possiamo compiere ogni giorno.

 

“Siamo in via d’estinzione per nostro stesso volere, ci è voluto molto poco per convincermi a partecipare a questo progetto- afferma Stefano Fresi che per la mostra interpreta l’Assiolo (Otus scops)-. La scelta di questa specie è stata spinta da una ragione romantica: sono di origine sarda e per anni d’estate mi addormentavo con i suoni perfettamente mixati da madre natura dei grilli in sottofondo e dell’assiolo che scandiva la notte”.

 

“Sono convinta che ogni essere umano abbia un legame particolare con un animale” aggiunge Maya Sansa, che in mostra è al fianco di una fiera Leonessa (Panthera leo): “Quando studio un personaggio parto sempre da un animale, perché questo mi permette di trovare un altro ritmo, un’altra verità”.

 

Sabrina Ferilli interpreta il Sifaka dal diadema (Propithecus diadema): “Mi piace osservare, carpire ma sempre puntando allo spirito di squadra, proprio come il Sifaka, che senza branco non sa stare. Nella vita dovremmo prendere esempio più spesso dagli animali”, dichiara l’attrice.

 

Alan Cappelli Goetz interpreta il Leopardo (Panthera pardus): “Ho una grande affinità con i felini, hanno un carattere, un’energia, un’eleganza che mi parla. Hanno una delicatezza, una forza e un’indipendenza che ci lega”.

 

Vinicio Marchioni si è messo nei panni del Nyala (Tragelaphus angasi) “Perché ha uno sguardo difficilissimo da rifare. Amo gli animali per l’esempio che ci danno, per la loro diversità. Il rapporto con loro dovrebbe insegnare all’uomo a liberarsi del suo egocentrismo che sta danneggiando il pianeta. Nel quotidiano ci sono moltissime cose che possiamo fare, quello che cerco di fare io è educare i miei figli a non crescere come la nostra generazione, che ha sfruttato le risorse naturali come se fossero infinite”.

 

“Mi è piaciuta subito l’idea di unire l’espressività umana a quella animale”, afferma l’attore e doppiatore Luca Ward, che ha scelto il Lupo (Canis lupus) per due motivi: “dovevo chiamarmi Lupo, poi 16 anni fa Lupo è diventato il nome di mio figlio. Poi perché il lupo è quell’animale che tiene unita la famiglia, la accoglie e la fa crescere”.

 

Virginia Raffaele ha scelto il Camaleonte bifido (Furcifer bifidus): “Si mimetizza e cambia colore per conquistare, per cacciare, e quindi per vivere. Ma in realtà il cambio di colore è per le emozioni che prova. A volte, cambiare, è l’unico modo per sopravvivere”.

 

Lillo Petrolo, da tempo al fianco del WWF, per questa mostra ha scelto l’Orso bruno (Ursus arctos): “Ho delle affinità anche fisiche con l’orso, ho amato subito questa foto in cui l’orso ci guarda severo ma mantiene una certa dolcezza”.

 

Mariagrazia Cucinotta interpreta il Bonobo (Pan paniscus): “Da piccola tutti mi chiamavano scimmia perché ho le braccia e le gambe lunghissime e poi avevo tantissimi capelli”. L’impegno dell’attrice per l’ambiente è fatto di tanti gesti quotidiani: “Cerco di fare tutto il possibile perché ogni minima cosa ha un impatto sull’ambiente quindi dobbiamo cercare di scegliere sempre l’alternativa più sostenibile nel nostro modo di vivere”.

 

Caterina Guzzanti ha scelto di interpretare la Mantide religiosa del Congo (Sphodromantis congica) perché colpita dalla sua espressione: “Per il mio ritratto ho scelto la mantide per lo sguardo, buffo e colpevole allo stesso tempo. La mia parte selvaggia viene fuori quando sono libera di essere qualcun altro attraverso un personaggio”.

 

Caterina Murino interpreta l’Orso Polare (Ursus maritimus), fra quelle presenti nei dittici la specie più a rischio e simbolo della crisi climatica: “Viviamo in un mondo dove l’uomo animale ha dimenticato di far parte dello stesso regno animale e senza pudore massacra gli altri animali. Mi auguro che la campagna del WWF possa ricordare all’umanità che non è sola, ma che deve lottare unita per proteggere le specie animali, perché proteggere loro significherà salvare anche noi… se proprio dobbiamo”.

 

L’attore e comico Giorgio Panariello si è messo nei panni dell’Allocco di Lapponia (Strix nebulosa): “Sono un osservatore attento e questo mi permette di creare tanti personaggi. In una foresta saprei sopravvivere adattandomi e imitando gli altri animali intorno a me”.

 

Come si compone la mostra

 

 

La mostra presenta due sezioni. La sezione centrale, intitolata “Il Panda siamo Noi” ha come protagonisti i 12 dittici composti dal ritratto di un artista, realizzato da Alessandro Dobici, accostato al ritratto di un animale, appartenente ad una specie a rischio, realizzato da Alberto Cambone e da Roberto Isotti. I dittici mostrano la profonda connessione tra specie umana e specie animali.
 
La seconda sezione della mostra, intitolata Vanishing Beauty dal progetto di Homo ambiens, è dedicata alla biodiversità a rischio estinzione e ospita 32 ritratti di animali realizzati da Alberto Cambone e Roberto Isotti. Queste due sezioni condividono la scelta del formato e del bianco e nero, per mettere in evidenza la simmetria tra il destino umano e quello degli altri animali.
 
Luciano Di Tizio, presidente WWF Italia ha dichiarato: “La nostra specie spesso dimentica di essere parte della natura e non fuori o al di sopra di essa. Così ha innescato una serie di crisi (climatica e di biodiversità) che rischiano di modificare la vita così come la conosciamo. Salvare le specie a rischio estinzione e difendere gli habitat che rischiano di dissolversi è il modo migliore per tutelare il nostro futuro.  Questa mostra, così come la campagna il “Panda Siamo Noi” vuole essere un modo per aumentare la consapevolezza del fatto che salvare la natura significa salvare in ultima analisi anche noi stessi”.

 

 

 

AGI –  Grazie alla proposta di legge votata favorevolmente in commissione Cultura della Camera, il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro Massimo Bellini di Catania, vengono riconosciuti come ‘Monumenti nazionali’.

“Sono molto soddisfatto di questa legge che finalmente – dice il vice presidente vicario di Fratelli d’Italia, Manlio Messina – farà ottenere il giusto riconoscimento a una terra che ha talento, storia e un patrimonio artistico di cui siamo fieramente orgogliosi. Ora, dopo l’approvazione, aspettiamo la discussione che arriverà a breve in Aula alla Camera e poi andrà al Senato per il via libera definitivo. Ma nel frattempo siamo pieni di gioia nel vedere i nostri teatri tra le grandi Istituzioni culturali italiane”.

AGI –  La Procura di Sassari ha chiuso l’indagine sul presunto utilizzo di fondi della Chiesa per uso privato che vede coinvolti Antonino Becciu – fratello del cardinale Angelo – e il vescovo di Ozieri Corrado Melis, che ora rischiano il rinvio a giudizio. La notizia è stata data in esclusiva dal Tg1 di questa sera.

I pm contestano tra l’altro agli indagati le accuse di peculato e di riciclaggio. La cifra oggetto di indagine sarebbe di circa 2 milioni di euro. Nell’inchiesta sarebbero coinvolti anche il direttore della Caritas don Mario Curzu, la compagna di Antonino Becciu, Giovanna Pani, e la figlia di quest’ultima. Il legale degli indagati parla di “accuse infondate”, mentre al Tg1 Fabio Viglione, avvocato di monsignor Angelo Becciu – il cui nome comparirebbe in uno stralcio dell’inchiesta inviato dalla Procura di Sassari alla Giustizia vaticana – ha spiegato: “Di nuove indagini non abbiamo alcuna notizia”. 

AGI –  Dovrebbe arrivare appena in tempo prima della prescrizione dei reati, quindi a ridosso dell’estate, la sentenza per il fallimento del gruppo editoriale EPolis, fondato nel 2004 dall’editore Nicola Grauso e fallito nel 2011. Nei 15 quotidiani, la cui pubblicazione cesso’ nel 2010, lavoravano oltre 130 giornalisti per le edizioni locali diffuse in regime di free pay in tutta Italia. Stamane il pm Giangiacomo Pilia ha formulato le richieste di condanna per 9 degli 11 imputati, a vario titolo per reati che vanno dalla bancarotta al falso in bilancio, davanti alla prima sezione penale del tribunale di Cagliari, presieduta da Lucia Perra. Il gup di Cagliari li aveva rinviati a giudizio nel 2016 e per diverse fattispecie di bancarotta è già scattata la prescrizione: per alcuni reati, per le singole posizioni, il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione.
Per Grauso sono stati sollecitati 5 anni di reclusione, per l’imprenditore trentino Alberto Rigotti, ultimo editore del gruppo, 9 anni e 4 mesi di reclusione.

 

 Queste le altre richieste di condanna: 6 anni e due mesi di reclusione per Sara Cipollini, già amministratrice delegata, per Vincenzo Maria Greco, già vicepresidente del cda di EPolis, e per Alessandro Valentino (entrambi difesi dall’avvocato Guido Manca Bitti); 4 anni e mezzo per Michela Veronica Crescenti, rappresentante legale di una società che prestava consulenza al gruppo EPolis; 4 anni per John Gaethe Visendi, libero professionista; e tre anni per Rosalba e Rosanna Chielli, che lavoravano in una srl che curava la contabilità di EPolis.
L’assoluzione è stata chiesta per Claudio Noziglia e Anna Abbatecola.

La curatela fallimentare di EPolis, affidata ai tre commercialisti Sergio Vacca, Giancarlo Dessi’ ed Efisio Murru, che si è costituita parte civile con l’avvocato Luca Pirastu, ha chiesto un risarcimento danni di 4 milioni di euro in solido agli imputati, oltre a una provvisionale di 1,5 milioni di euro. Fra le parti civili figurano anche una trentina di giornalisti ed ex dipendenti EPolis, assistiti dai legali Giuseppe Putzu, Roberto Cao, Stefania Alfonso e Nicola Littarru, che hanno chiesto una provvisionale di 30 mila euro a testa.
Nelle prossime udienze, fissate per il 15 marzo, il 5 aprile, il 7 e il 14 maggio, sono previste le arrighe delle difese e l’eventuale replica del pm. Poi la sentenza. 

AGI – È stato trovato morto nella notte nella cella del reparto Protetti del carcere Torre del Gallo di Pavia il trapper Jordan Jeffrey Baby, alias di Jordan Tinti, condannato in via definitiva per rapina, con l’aggravante dell’odio razziale, commessa ai danni di un immigrato nigeriano di 42 anni alla stazione di Carnate, in Brianza, nell’estate 2022 in concorso con Gianmarco Faga’, in arte Traffik. Il 26enne è stato trovato dagli agenti della Polizia penitenziaria con un
cappio al collo. Era rientrato una decina di giorni fa nel penitenziario pavese dopo che il magistrato di sorveglianza aveva sospeso la misura temporanea dell’affidamento terapeutico in
comunità in cui si trovava da tre mesi. In relazione al suo periodo precedente Tinti, tramite il suo legale Federico Edoardo Pisani, aveva denunciato di essere stato vittima di abusi sessuali e maltrattamenti. “Non ho mai avuto un assistito educato com Jordan. Era tutt’altro rispetto a come appariva”, ha ricordato l’avvocato che ha annunciato l’intenzione di presentare un esposto per far luce su quanto accaduto a Tinti.

AGI – Il nucleo speciale di Polizia valutaria della GdF, su delega della Procura di Milano, sta perquisendo la sede del Milan nell’ambito dell’inchiesta sulla vendita del club con le ipotesi di reato di appropriazione indebita, ostacolo alla vigilanza della Covisoc e bancarotta.

 

La Procura di Milano ha indagato l’ad del Milan Giorgio Furlani e il suo predecessore Ivan Gazidis nell’ambito dell’inchiesta sulla vendita del club dal fondo Elliot a RedBird di Gerry Cardinale. L’ipotesi di reato contestata ai due manager dai pm Giovanna Cavalleri e Giovanni Polizzi è quella di ostacolo all’esercizio di vigilanza alla Figc. Nell’inchiesta risultavano già iscritti due ex consiglieri del Cda di Project Redblack, Jean Marc Mclean e Daniela Italia. Il club di via Aldo Rossi risulta – precisano fonti inquirenti – totalmente estraneo alla vicenda. 

 

Il club si difende, società terza ed estranea al procedimento

“In merito alla perquisizione avvenuta in data odierna nella propria sede, la società AC Milan risulta terza ed estranea al procedimento in corso che attiene all’acquisizione della stessa, perfezionata nell’agosto 2022. L’indagine, che coinvolge anche i legali rappresentanti con potere di firma, Giorgio Furlani e Ivan Gazidis, attuale e precedente AD del Club, ipotizza non corrette comunicazioni alla competente autorità di vigilanza. La società sta prestando piena collaborazione all’autorità inquirente”. Lo rende noto il club rossonero.

 

Pm, Elliot ha ancora controllo club

 L’ipotesi della Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla vendita del Milan è che il “fondo Elliot conservi attualmente il controllo della società, laddove all’autorità di vigilanza della Figc sarebbe, invece, stata rappresentata l’effettiva cessione della proprietà in favore del fondo RedBird”. È quanto emerge dal decreto di perquisizione eseguito dal nucleo speciale di polizia valutaria della GdF, su delega dei pm milanesi, nei confronti l’ad del Milan Giorgio Furlani e il suo predecessore Ivan Gazidis, entrambi indagati con l’ipotesi di ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza alla Figc