AGI – La Corte d’Appello di Brescia ha confermato la condanna di primo grado a 1 anno e 3 mesi per l’ex pm di Mani Pulite ed ex consigliere del Csm,
Piercamillo Davigo, imputato per rivelazione del segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta
Loggia Ungheria.
Mese: Marzo 2024
AGi – “All’inizio mi ha fatto credere che Giulia volesse farsi male e poi che fosse bipolare e che volesse uccidersi”. Lo ha detto l’altra fidanzata di Alessandro Impagnatiello deponendo nel processo a carico dell’uomo accusato dell’omicidio pluriaggravato della compagna convivente Giulia Tramontano, incinta al settimo mese. La giovane italo-inglese di 23 anni è protetta da un paravento che impedisce all’imputato, seduto in cella con lo sguardo rivolto a terra. “Quando l’ho conosciuto ero consapevole che fosse fidanzato e poi lui mi ha detto che si sono lasciati. Io ho scoperto” ad aprile 2023 che Giulia “fosse incinta ma Alessandro mi ha detto che non era il padre”.
La donna, dopo un inizio di deposizione non facile in cui ha avuto anche un momento di commozione parlando della propria interruzione di gravidanza. Ha fatto rimuovere il paravento che le impediva di vedere la cella e ha in un paio di occasioni rivolto lo sguardo verso Impagnatiello, che dall’inizio dell’udienza non ha mai alzato la testa.
La 23enne rispondendo alle domande delle pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo sta ripercorrendo i giorni e le ore prima dell’omicidio di Giulia Tramontano commesso da Impagnatiello la sera del 27 maggio nell’appartamento a Senago.
“Oggi in aula combatteremo per te”. Lo ha scritto sui social Loredana Femiano, madre di Giulia Tramontano, pochi minuti prima dell’udienza del processo in cui è chiamata come testimone dell’accusa. In aula è seduto il fratello minore di Giulia. “Una sola condizione: ergastolo a vita”, ha scritto su Instagram Chiara Tramontano, sorella di Giulia. “Davanti alla corte la verità si svelerà col tempo, per Giulia, la giustizia trionferà. Non temere, la tua voce risuonerà forte, affinché il mondo sappia: l’amore non muore. Lotta con fierezza, non arrenderti, Giulia, perché vivrai per sempre”, ha aggiunto.
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AGI – “I numeri sono molto più preoccupanti di quelli che sono emersi: si tratta di numeri inquietanti, davvero mostruosi”. Ad affermarlo è Raffaele Cantone, il procuratore di Perugia, coordinatore dell’inchiesta su un presunto dossieraggio ai danni di politici, vip e imprenditori. Dopo il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, tocca all’ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione essere audito dalla commissione antimafia in merito alle indagini che vedono indagate 15 persone, tra cui un finanziere della Direzione Nazionale Antimafia che avrebbe effettuato diversi accessi alle banche dati per fini non investigativi e tre giornalisti del quotidiano Domani.
“”Si tratta di una vicenda oggettivamente molto grave, perché il numero degli accessi fatti è eccessivamente elevato. Il sottotenente Striano in quattro anni ha consultato 4.124 Segnalazioni di Operazioni Sospette (Sos), un numero spropositato, e scaricato 33.528 file dalla banca dati della Dna”, ha reso noto Cantone, “il mercato delle Sos non si è fermato e ne abbiamo una prova clamorosa: durante la prima fuga di notizie sui giornali è uscito il riferimento a una Sos riguardante un imprenditore che avrebbe avuto a che fare col ministro della Difesa. Ma quella Sos non era stata vista da Striano. C’era qualcuno che in un momento di massima attenzione sulla vicenda continuava a vendere sottobanco le Sos. Questa indagine è stata trasmessa alla procura di Roma, con cui il rapporto è saldo”
Forti gli interrogativi sui moventi, che non appaiono economici. “Non è emerso che il tenente Striano facesse la bella vita, che avesse disponibilità economiche di un certo tipo, il suo conto corrente, così come quello dei suoi familiari, è stato vivisezionato: al momento non sono emersi elementi tali da far pensare a finalità economiche della sua attività, che pure potrebbero essere nascoste”, ha spiegato Cantone.
“Un vero e proprio verminaio”
“Abbiamo sentito due volte il ministro Crosetto, che va ringraziato per la scelta di rivolgersi all’autorità giudiziaria consentendo così di scoprire quello che è un vero e proprio verminaio”, ha proseguito il pm, “nessun attacco da parte nostra alla libertà di stampa, fondamentale in ogni democrazia. Quella che non si tratti di notizie date dalla stampa, ma di attività di informazione commissionate dalla stampa a un ufficiale di polizia giudiziaria è un’ipotesi investigativa in merito alla quale saremmo felici di essere smentiti”.
Poi una risposta alle critiche: “Non mi occupo di bolle di sapone, non me ne occupavo neanche da bambino, chi lo dice ne risponderà nelle sedi opportune: ho grande rispetto per la libertà di manifestazione del pensiero e per l’età di chi lo esprime ma chi non conosce gli atti non può esprimere giudizi”. “È stato detto che la procura di Perugia avrebbe escluso le attività di dossieraggio ma la procura di Perugia non ha parlato con nessuno”, ha proseguito, “non spetta a me dire che cosa sia dossieraggio e che cosa no, è un tema che non ci appassiona nemmeno giuridicamente”. “Quella effettuata da Striano è una ricerca spasmodica di informazioni”, ha ricordato Cantone, spiegando che “gli accessi possono essere anche solo esplorativi, non sempre corrispondono a una raccolta di informazioni”.
“Quattro e non otto i giornalisti indagati”
“I giornalisti oggetto di indagine sono quattro, e non otto come è stato scritto: le altre quattro persone avevano rapporti con Striano, ma non c’entrano con la stampa. Tre dei quattro giornalisti appartengono allo stesso giornale”, ha poi chiarito Cantone, “i nostri consulenti informatici ci hanno spiegato che è possibile cancellare dati registrati sui device, e noi crediamo che in questo caso la cancellazione ci sia stata: nel telefono di Striano abbiamo trovato chat con giornalisti ma senza messaggi”. “Non solo – ha aggiunto il procuratore – nel pc di Striano abbiamo trovato molte email di anni precedenti, ma non quelle attuali”.
“L’associazione a delinquere? Io sono molto rigoroso sulla contestazione di questa ipotesi di reato. In questo caso non c’è un nucleo strutturato ma un soggetto che agisce per una pluralità di soggetti, si mette a loro disposizione ma opera in una logica assolutamente individuale”, ha proseguito.
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