Tim, uno dei principali operatori di telecomunicazioni in Italia, è al centro di una disputa legale con il governo riguardo a un canone concessorio di oltre 1 miliardo di euro. Questo canone era stato richiesto dallo Stato 25 anni fa, ma Tim ha contestato la sua validità e ha portato la questione in tribunale. Dopo una serie di ricorsi, la Corte d’Appello di Roma ha dato ragione a Tim, stabilendo che il canone non doveva essere pagato.

Nonostante questa vittoria legale, il governo ha annunciato che farà appello alla Cassazione e chiederà la sospensione dell’esecuzione della sentenza. Questo ha causato una reazione immediata sui mercati finanziari, con il titolo di Tim che è salito del 5,19%.

La disputa riguarda il periodo successivo alla liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni in Italia nel 1998. In quell’anno, è stato stabilito che gli operatori di telecomunicazioni dovrebbero pagare un contributo obbligatorio basato sul loro fatturato, al posto del canone di concessione precedentemente previsto. A Tim è stato richiesto di pagare 528,7 milioni di euro, di cui 385,9 milioni per Telecom Italia e 142,8 milioni per l’allora Tim.

Tim ha presentato un ricorso nel 2000 contro il decreto attuativo che stabiliva le modalità di pagamento del contributo. La questione è stata rinviata alla Corte di Giustizia europea, che nel 2008 ha emesso una sentenza a favore di Tim, definendo il canone “non dovuto”. Tuttavia, nel 2003, Tim ha richiesto un rimborso al Tar del Lazio, che ha respinto la richiesta nel dicembre 2008. Tim ha fatto appello al Consiglio di Stato, ma anche questa volta la risposta è stata negativa.

Ora, con la sentenza della Corte d’Appello, Tim ha l’opportunità di recuperare oltre 1 miliardo di euro. La società ha già annunciato che avvierà le procedure per il recupero dell’importo. Tim ha sottolineato che la Corte di Giustizia dell’Unione Europea è intervenuta più volte sulla questione, rilevando la contraddizione tra la direttiva sulla liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni e le norme nazionali che hanno prorogato l’obbligo di pagamento del canone per il 1998.

La disputa legale tra Tim e il governo italiano è quindi destinata a continuare. Mentre Tim cerca di recuperare il miliardo di euro che ritiene di non dover pagare, il governo sta cercando di bloccare l’esecuzione della sentenza. Questo caso ha importanti implicazioni per il settore delle telecomunicazioni in Italia e potrebbe influenzare le dinamiche di mercato. Gli investitori e gli osservatori del settore saranno sicuramente interessati a seguire gli sviluppi futuri di questa disputa.

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