La Legge Acerbo e le elezioni del 1924: Il fascismo conquista la maggioranza

Cent’anni fa, il 6 aprile 1924, l’Italia venne chiamata alle urne per le elezioni che avrebbero segnato una svolta nella storia del paese. La Legge Acerbo, presentata dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo, aveva l’obiettivo di garantire stabilità e governabilità attraverso un sistema proporzionale con un premio di maggioranza al partito che avesse ottenuto almeno il 25% delle preferenze.

Il testo della legge fu presentato al governo di Benito Mussolini e successivamente sottoposto all’analisi di una commissione di 18 membri, tra cui spiccavano personalità autorevoli come Giovanni Giolitti, Vittorio Emanuele Orlando, Antonio Salandra e Alcide de Gasperi. Nonostante un dibattito acceso, la commissione approvò il testo così com’era, con dieci voti a favore e otto contrari.

Così, il 18 novembre 1923 nacque la Legge Acerbo, che sarebbe stata applicata una sola volta, il 6 aprile 1924. Questa legge segnò la vittoria trionfale della Lista Nazionale, nota anche come “Listone”, il quale includeva il Partito Nazionale Fascista e altri partiti alleati. La Lista Nazionale ottenne oltre 4 milioni di voti, poco più del 60% dei voti totali, e si aggiudicò 355 seggi sui 535 della Camera dei deputati.

La Legge Acerbo prevedeva anche la creazione di un listino d’appoggio chiamato Lista Nazionale bis, che ottenne 19 seggi con meno di 350.000 preferenze. Questa lista accoglieva candidature individuali di componenti di altri partiti disposti a collaborare con una maggioranza fascista.

È importante notare che alle elezioni del 1924 non avevano diritto di voto né le donne né gli appartenenti alle Forze armate, truppa e sottufficiali. Nonostante queste limitazioni, quasi il 64% degli aventi diritto si recò alle urne.

La tornata elettorale del 1924 fu caratterizzata da brogli, violenze e intimidazioni. Numerosi casi furono segnalati, ma le richieste di annullare le elezioni furono respinte e l’elezione dei deputati di maggioranza fu convalidata.

Tuttavia, le elezioni del 6 aprile furono solo l’inizio di una serie di eventi che avrebbero portato all’instaurazione del regime fascista. Il 10 giugno 1924, il socialista Giacomo Matteotti venne rapito e ucciso da una squadra guidata da Amerigo Dùmini. Questo evento scosse profondamente il paese e portò Mussolini a prendere pubblicamente la responsabilità politica, morale e storica dell’omicidio nel suo discorso alla Camera del 3 gennaio 1925.

Invece di causare il crollo del regime fascista, l’omicidio di Matteotti e l’assunzione di responsabilità da parte di Mussolini aprirono la strada alla dittatura. Dopo le elezioni del 6 aprile, i partiti politici furono sciolti e l’Italia tornerà a votare solo nel 1946, quando si voltò definitivamente pagina sul ventennio fascista e sulla monarchia che lo aveva permesso.

Le elezioni del 1924 segnarono quindi un momento cruciale nella storia italiana, rappresentando la fine della democrazia parlamentare e l’inizio di un regime autoritario. La Legge Acerbo, sebbene applicata solo una volta, ebbe un impatto significativo sulla politica italiana e sul destino del paese per gli anni a venire.

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