La Biennale di Venezia è diventata protagonista nel promuovere la pace attraverso l’arte. Secondo il presidente dell’ente culturale, Pietrangelo Buttafuoco, la Biennale svolge un ruolo importante come “strumento di pace”, offrendo uno spazio di confronto tra culture diverse. Questo tema è particolarmente rilevante considerando l’attualità geo-politica, come dimostrato dalla decisione dell’artista Ruth Patir e dei curatori Mira Lapidot e Tamar Margalit di non aprire il padiglione israeliano fino a quando non sarà raggiunto un cessate il fuoco e saranno liberati gli ostaggi in mano ad Hamas.

La questione della Palestina è stata affrontata non solo attraverso le opere esposte, ma anche attraverso un gesto simbolico: una delle borsette distribuite ai visitatori conteneva materiale informativo sulla mostra e i padiglioni nazionali, e presentava una foto della Palestina. Questo ha suscitato l’attenzione dei visitatori e ha contribuito a sollevare il dibattito sulla situazione nel paese.

La mostra, intitolata “Stranieri ovunque” e curata da Adriano Pedrosa, ha attirato l’attenzione del pubblico fin dalla sua apertura. Le code si sono formate davanti ai padiglioni più popolari, come quelli della Germania, Gran Bretagna e Francia. Il padiglione francese, ad esempio, presentava opere video e installazioni che coinvolgevano i visitatori in un’esperienza sensoriale e visiva.

Complessivamente, ci sono circa novanta padiglioni nazionali sparsi per Venezia. Alcuni sono già aperti al pubblico, mentre altri apriranno nei prossimi giorni. I visitatori avranno l’opportunità di perdersi tra le calli della città, immergendosi nel labirinto dell’arte che Venezia offre.

Tra i padiglioni più interessanti ci sono quelli degli Stati Uniti, con le opere di Jeffrey Gibson, un artista di origine Cherokee che celebra la diversità culturale. Anche il padiglione olandese si inserisce nel tema della mostra, affrontando le questioni della migrazione e della decolonizzazione. Inoltre, la Spagna ha allestito la Pinacoteca Migrante Art gallery.

Durante l’apertura della Biennale, si è verificata una protesta pacifica di artisti-attivisti contro il padiglione d’Israele. Hanno lanciato volantini con la scritta “No death in Venice No to the genocidi Pavillion”, esprimendo così il loro dissenso nei confronti della situazione in Palestina.

Anche all’Arsenale, dove si trovano molti altri padiglioni nazionali, si può trovare una grande varietà di opere d’arte interessanti. Ad esempio, al Padiglione Italia, l’artista Massimo Bartolini ha creato un’opera intitolata “Due qui/To Hear”, che coinvolge tre musicisti e due scrittori. Questa installazione offre ai visitatori un momento di contemplazione, ascolto e condivisione.

La Biennale di Venezia continua ad essere un evento di grande rilevanza per il mondo dell’arte, ma è anche un luogo dove l’arte può diventare uno strumento per promuovere la pace e stimolare il dialogo tra culture diverse. La mostra di quest’anno affronta temi importanti come la migrazione e la decolonizzazione, offrendo una piattaforma per artisti di tutto il mondo per esprimere le loro idee e contribuire a costruire un mondo migliore.

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