La Biennale di Venezia ha fatto storia quest’anno premiando per la prima volta un’artista queer. La Chola Poblete, un’artista argentina, è stata insignita di una menzione d’onore per il suo impegno nel rappresentare criticamente le storie coloniali attraverso una prospettiva trans indigena. La sua arte, che spazia dalla pittura all’acquarello, dal tessuto alla fotografia, si oppone all’esotismo delle donne indigene e celebra il potere della sessualità.
La Chola Poblete, nel suo lavoro nel padiglione argentino della Biennale, denuncia gli abusi e i pregiudizi contro le popolazioni indigene e sfida gli stereotipi dei popoli nativi. Con la sua arte, l’artista argentina cerca di recuperare la conoscenza ancestrale dei territori dell’America Latina attraverso l’immaginario queer.
La Biennale di Venezia ha anche premiato altri artisti che hanno affrontato tematiche simili. Il Leone d’Oro è stato assegnato al Mataaho Collective, un gruppo di artiste maori che hanno dato voce alle comunità queer e indigene. Le artiste hanno ringraziato il curatore brasiliano della Biennale, Adriano Pedrosa, per aver offerto una piattaforma espressiva a Venezia.
Altri premi importanti sono stati assegnati alla nigeriana Karimah Ashadu, che ha ricevuto il Leone d’Argento, e al padiglione australiano, che ha ottenuto il Leone d’Oro per il suo monumentale albero genealogico disegnato con il gesso.
La 60esima edizione della Biennale di Venezia ha aperto al pubblico lo scorso sabato e rimarrà aperta fino al 24 novembre. Questa edizione si concentra sugli artisti “stranieri”, rifugiati, immigrati e comunità queer, così come sugli indigeni. Oltre 300 artisti provenienti da tutto il mondo hanno esposto le loro opere per la prima volta in questa prestigiosa mostra d’arte.
La premiazione di un’artista queer alla Biennale di Venezia rappresenta un importante passo avanti nella rappresentazione e nel riconoscimento delle voci queer nella comunità artistica. La Chola Poblete ha dichiarato di sperare che la sua vittoria apra nuove porte per altre persone come lei, consentendo loro di conquistare spazi e liberarsi dalle etichette.
La Biennale di Venezia continua a dimostrarsi una piattaforma inclusiva e progressista, offrendo visibilità e riconoscimento a artisti queer, indigeni e marginalizzati. Questo è un segnale positivo per l’arte contemporanea e per la società nel suo insieme, dimostrando che l’arte può essere uno strumento per abbattere le barriere e promuovere l’uguaglianza.