Disparità salariale nel settore tecnologico: un problema ancora presente per le donne professioniste.

Uno studio condotto dall’Università di Milano-Bicocca e Women&Tech® ETS – Associazione Donne e Tecnologie ha rivelato che il 70% delle donne che lavorano nel campo della tecnologia ha sperimentato o riconosciuto un trattamento salariale diverso rispetto ai colleghi maschi. Questo fenomeno riguarda soprattutto le donne madri, che nonostante la loro dedizione e impegno, faticano ad ottenere il riconoscimento che meritano.

I risultati di questa indagine sono stati presentati durante l’evento ‘Donne e STE(A)M. Tra passato e futuro’ all’Università di Milano-Bicocca, dove sono state ospitate anche figure di spicco come Amalia Ercoli Finzi, professoressa emerita del Politecnico di Milano e prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria aeronautica.

Lo studio ha coinvolto quasi 200 donne professioniste che lavorano in realtà ad alta intensità lavorativa, con l’70% di esse impiegate nel settore tech, software e internet. La maggioranza delle partecipanti ha un’età compresa tra i 30 e i 45 anni ed è laureata. Inoltre, il 30% possiede un titolo di studio in discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e il 24,6% ha conseguito uno o più master.

La giornata lavorativa media di queste donne è intensa, con quasi il 40% che dichiara di impegnarsi per 9 ore e 50 minuti al giorno, con aggiunta di straordinari e trasferte. Nonostante questa dedizione, solo il 42% delle intervistate si ritiene abbastanza soddisfatto del proprio lavoro, mentre il 12% è molto soddisfatto e il 29% soddisfatto. È interessante notare che il 53% delle donne intervistate ha figli, e il 20% di esse è genitore single. Queste donne madri che lavorano a tempo pieno o sono single sono quelle che incontrano maggiori difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia, spesso privandosi di tempo libero.

Un dato significativo emerso dall’indagine è che la maggioranza delle donne che lavora a orario ridotto, ovvero il 90,5%, è composta da madri. Inoltre, è importante sottolineare che nessuna di queste donne ricopre ruoli apicali all’interno delle aziende. Questo dimostra come le madri siano ancora penalizzate sul fronte professionale nonostante le politiche di conciliazione lavoro-famiglia.

Oltre alle disparità salariali, il 51,4% delle donne intervistate dichiara di sperimentare spesso o sempre maggiori difficoltà nell’ottenere credibilità e riconoscimento rispetto ai colleghi maschi. Nonostante il 37% delle professioniste abbia avuto una progressione di carriera negli ultimi 5 anni, il 19,5% ritiene che il proprio genere abbia spesso giocato un ruolo negativo nel perseguire opportunità di miglioramento.

Questo studio mette in luce un problema ancora presente nel settore tecnologico: la disparità salariale e di carriera tra uomini e donne. Nonostante le competenze e l’impegno delle donne professioniste, ancora oggi vengono penalizzate rispetto ai colleghi maschi. È fondamentale che le aziende si impegnino ad adottare politiche di parità salariale e di opportunità di carriera per garantire un trattamento equo a tutti i dipendenti, indipendentemente dal genere. Solo così sarà possibile superare questa ingiustizia e promuovere una maggiore diversità e inclusione nel settore tecnologico.

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