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Mese: Aprile 2024
AGI – Il sostituto procuratore generale della Corte di Appello di Roma, Bruno Giangiacomo, ha sollecitato le condanne a 23 anni e 9 mesi per Lee Elder Finnegan e a 23 anni per Gabriele Natale Hjorth, i due californiani imputati nel processo di Appello bis per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, ucciso nel quartiere romano di Prati nel luglio del 2019. La Corte di Cassazione per i due americani aveva disposto un nuovo processo di secondo grado, annullando per Elder la condanna a 24 anni con rinvio sulle circostanze aggravanti e sulla sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale mentre per Hjorth, condannato a 22 anni, l’annullamento con rinvio riguarda l’accusa di concorso in omicidio.
In aula questa mattina davanti ai giudici della Corte di Assise d’Appello di Roma erano presenti in aula gli imputati, con i loro familiari ad assistere fra il pubblico, oltre alla vedova del carabiniere. Il sostituto procuratore generale Giangiacomo ha ribadito la richiesta di condanna per l’accusa di concorso in omicidio per Natale. “Sapeva che Elder aveva con sè un coltello da 18 centimetri, non si sottrae allo scontro con i due militari e lui, che è italoamericano, sa che i due sono carabinieri – ha evidenziato il pg -. Natale, prima di fuggire insieme a Elder, dice ‘è abbastanza’, quindi ha capito che è successo.
Subito dopo l’omicidio infine, in albergo, Natale aiuta Elder a nascondere il coltello insanguinato”. Il rappresentante dell’accusa invece ha accolto i rilievi della Cassazione chiedendo di far cadere l’aggravante della resistenza a pubblico ufficiale per Elder, sollecitando una riduzione della condanna di 3 mesi. “Non ci sono elementi per stabilire che Elder conoscesse la parola ‘carabinieri'”, ha detto in aula il pg.
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AGI – In centinaia sono scesi in strada nel quartiere prenestino per festeggiare la fine del Ramadan.
AGI- Il procuratore generale Ettore Squillace Greco ha chiesto la conferma della condanna a tre anni per Amanda Knox, accusata di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, che nel novembre del 2007, quando a Perugia venne uccisa la studentessa inglese Meredith Kercher era titolare del
pub Le Chic e datore di lavoro dell’americana. La richiesta è stata pronunciata nell’ambito del processo d’appello bis, in corso stamane a Firenze, dopo che la difesa della Knox ha ottenuto un
rinvio dalla Cassazione per presunte violazione del diritto di difesa quando la Knox, in stato di fermo, proferì le accuse nei confronti di Lumumba, che venne a sua volta arrestato. Le dichiarazioni sono contenute in un memoriale, che l’americana scrisse prima di essere trasferita in carcere, in cui si definiva anche molto confusa. In aula, davanti ai giudici della corte d’assise d’appello, non sono presenti nè Amanda Knox, nè Patrick Lumumba, rappresentati dai rispettivi legali.
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AGI – Il Garante per la Privacy ha sanzionato per 75mila euro una Asl per non aver configurato correttamente le modalità di accesso al dossier sanitario elettronico (Dse). L’Autorità si è attivata a seguito di alcuni reclami e segnalazioni che lamentavano il trattamento illecito di dati personali effettuato tramite il sistema di archiviazione e refertazione delle prestazioni erogate dall’azienda sanitaria. In particolare, erano stati segnalati ripetuti accessi al Dse da parte di personale sanitario non coinvolto nel processo di cura dei pazienti. In un caso, una professionista della Asl era infatti riuscita a visionare gli esami di laboratorio dell’ex marito a sua insaputa pur essendo quest’ultimo non in cura da lei.
Dalle verifiche effettuate dall’Autorità è emerso che il sistema di gestione del Dse consentiva agli operatori sanitari di inserire manualmente, mediante autocertificazione, la motivazione per cui si rendeva necessario l’accesso al dossier sanitario. L’accesso al documento era inoltre consentito, per impostazione predefinita, a una ampia lista di figure professionali che niente avevano a che fare con il percorso di cura dei pazienti, compreso il personale amministrativo: il tutto in violazione di quanto stabilito dal Garante Privacy con le “Linee guida in materia di Dossier sanitario” del giugno 2015, con cui l’Autorità ha stabilito che “il titolare del trattamento deve porre particolare attenzione nell’individuazione dei profili di autorizzazione, adottando modalità tecniche di autenticazione al dossier che rispecchino le casistiche di accesso proprie di ciascuna struttura” garantendo che l’accesso al dossier sia limitato al solo personale sanitario che interviene nel tempo nel processo di cura del paziente.
Il Garante ha infine accertato ulteriori illeciti, tra cui la mancata predisposizione di un sistema di alert, volto a individuare comportamenti anomali o a rischio relativi alle operazioni eseguite dagli incaricati al trattamento (ad esempio, relativi al numero degli accessi eseguiti, alla tipologia o all’ambito temporale degli stessi). Oltre ad applicare la sanzione amministrativa, l’Autorità ha dunque ordinato all’Asl di mettere in atto tutte le misure tecniche e organizzative necessarie per garantire la sicurezza dei dati personali trattati e scongiurare nuovi accessi abusivi.
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