Mese: Aprile 2024

AGI – Il regime del 41 bis a cui e’ sottoposto Alfredo Cospito nel carcere di Sassari e’ giustificato da ragioni ancora “attuali”, legate in particolare alla “persistente pericolosita’ del Fai-Fri’, la sigla a cui viene ricondotto l’anarchico detenuto a Sassari. Non basta il parere della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo per prendere in considerazione la revoca anticipata del carcere duro. E’ quanto si legge nelle motivazioni alla sentenza della Cassazione che ha confermato nei giorni scorsi la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma per “l’estrema pericolosita'” del recluso. Il suo avvocato Flavio Rossi Albertini aveva presentato un reclamo alla Suprema Corte sostenendo che il regime avesse “ormai solo un carattere punitivo, come suggerito anche dalla Direzione nazionale antimafia secondo la quale la sua pericolosita’ si era ridotta”. “Il parere della D.N.A.A., seppure particolarmente autorevole, non costituisce un ‘fatto nuovo’ ma piuttosto una valutazione di carattere meramente giuridico, come tale non decisiva ai fini della revoca anticipata del 41 bis – si legge nelle motivazioni – e il Tribunale di Sorveglianza capitolino ha preso in considerazione questi pareri e li ha puntualmente disattesi spiegandone le ragioni in modo ampio e non contraddittorio dando rilievo al fatto che in essi si dava atto di una ridotta pericolosita’ del ricorrente, descritto pero’ come figura di vertice del movimento anarco-insurrezionalista Fai-Fri ancora attivo e pericoloso”.

 

 

AGI – Un docente di un istituto scolastico superiore della Capitale è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma, su delega della procura, in esecuzione di un’ordinanza, emessa dal gip, con la quale è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari, perché indiziato di violenza sessuale nei confronti di alcuni alunni minorenni, per averli palpeggiati.

 

Le indagini sono partite da un genitore di una delle vittime e sono proseguite con l’acquisizione di un’ulteriore denuncia da parte di un dirigente scolastico e da successive segnalazioni da parte di altri studenti minorenni. I conseguenti riscontri investigativi dei militari di via In Selci hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico del professore. 

AGI – Il Centro donne contro la violenza di Aosta riferisce in una nota di avere ricevuto segnalazioni da parte di donne “che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari, consistenti nell’imporre l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire, personalissima e spesso sofferta”.

“Il Centro donne, in sinergia con i Centri antiviolenza aderenti alla rete nazionale Di.Re – Donne in rete contro la violenza – prosegue la comunicazione diffusa anche sui canali social – avvierà pertanto azioni di monitoraggio della corretta applicazione della legge 194/1978 nel territorio regionale, e azioni di sensibilizzazione e resistenza, sostenendo le donne e valutando con esse, qualora ne ricorrano le condizioni e nel rispetto della loro volontà, ogni iniziativa utile a tutela delle stesse. Il Centro donne condivide, infatti, le preoccupazioni da più parti espresse per la scelta del Governo di prevedere, con un emendamento alla legge 194, la possibilità per i consultori, presidi pubblici di accoglienza e tutela della salute della donna, di concordare la presenza delle cosiddette associazioni pro-vita, non solo a supporto dei percorsi di maternità difficile dopo la nascita, ma anche nella delicatissima fase di maturazione della decisione di interrompere, o meno, la gravidanza. La scelta legislativa di autorizzare il ricorso, in questa fase, alla presenza di enti del terzo settore che ideologicamente si battono per l’abolizione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, porta con se’ il rischio concreto di vittimizzazioni dovute all’esercizio di pressioni psicologiche sulle donne, come dimostrano i casi verificatisi anche in Valle d’Aosta”.