Un vasto flusso di denaro falso è stato scoperto nel territorio napoletano, portando alla luce un’associazione criminale specializzata nella contraffazione di monete. Sette persone sono state raggiunte da un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, accusate di associazione a delinquere finalizzata alla contraffazione di monete aventi corso legale e di spendita delle stesse.

Le indagini condotte dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli e del Nucleo speciale di polizia valutaria di Roma hanno permesso di ricostruire l’attività di questo sodalizio criminale, che operava nel territorio di Casavatore, in provincia di Napoli. Durante le indagini sono state sequestrate cinque stamperie e circa 100 milioni di euro contraffatti.

La scoperta più sorprendente riguarda la tipografia occulta allestita all’interno di un capannone industriale preso in affitto da una società di bonifica ambientale, totalmente estranea alle indagini. Questa tipografia clandestina si trovava nel quartiere Ponticelli del capoluogo campano ed è stato rinvenuto un valore nominale complessivo di circa 48 milioni di euro in banconote contraffatte da 50 euro della serie ‘Europa’.

Gli indagati avevano attrezzato il laboratorio con macchine da stampa industriali sofisticate e performanti, che erano state trasferite dalla loro base logistica a Casavatore. Avevano anche sostituito il contatore elettrico per accelerare la produzione delle banconote false, che era iniziata a pieno regime lo scorso aprile. Due abili falsari vivevano in isolamento nel capannone, continuando la produzione senza interruzioni, mentre un complice si occupava delle loro necessità quotidiane.

Il dominus dell’associazione era un tipografo di 70 anni con numerosi precedenti penali. Era lui a impartire direttive precise sul processo di stampa delle banconote contraffatte, dopo aver visionato lo stato di avanzamento del lavoro. Inoltre, comunicava con tre autotrasportatori di Giugliano in Campania per fornire supporto logistico all’organizzazione.

Il capannone era costantemente monitorato dai falsari attraverso telecamere esterne e aveva subito modifiche strutturali per ospitare i macchinari necessari per la stampa delle banconote. Questi macchinari erano nascosti dietro masserizie comuni, come letti e mobilio. Durante l’operazione di arresto sono stati sequestrati anche macchinari industriali, tavoli luminosi, taglierine, personal computer, vernici, solventi e rotoli argentati utilizzati per realizzare la striscia olografica presente su ogni banconota.

Le prime analisi delle banconote contraffatte hanno dimostrato che erano prodotte dal cosiddetto ‘Napoli Group’ e presentavano una fattura pregevole, in grado di ingannare facilmente chiunque le avesse in mano. La metodologia di produzione offset utilizzata dai falsari è particolarmente insidiosa perché richiede figure professionali altamente specializzate, ingenti capitali e una vera e propria organizzazione d’impresa in grado di produrre banconote pressoché identiche a quelle autentiche.

La scoperta di questa vasta rete di contraffazione di denaro nel territorio napoletano dimostra ancora una volta la capacità delle organizzazioni criminali di adattarsi alle nuove tecnologie e di operare in modo sempre più sofisticato. Le autorità competenti hanno dimostrato grande determinazione nell’affrontare questa minaccia e nel mettere fine alle attività di questa associazione criminale. Tuttavia, è essenziale che si continui a lavorare per prevenire e contrastare la contraffazione del denaro, che rappresenta una minaccia per l’economia e per la fiducia dei cittadini nella moneta.

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