Le sfide della maternità in Italia: il 20% delle donne perde il lavoro dopo aver avuto un figlio

Il numero delle nascite in Italia continua a diminuire, raggiungendo un nuovo minimo storico nel 2023 con meno di 400mila unità. Questo calo del 3,6% rispetto all’anno precedente è accompagnato da un dato preoccupante: una lavoratrice su cinque esce dal mondo del lavoro dopo aver avuto un figlio. Questo è quanto emerge dal rapporto “Le Equilibriste, la maternità in Italia” presentato da Save the Children.

La contrazione della natalità in Italia coinvolge non solo la popolazione italiana, ma anche quella straniera. Nel 2023, sono stati registrati 3mila nati in meno rispetto all’anno precedente. Inoltre, l’Italia è il Paese europeo con l’età media più alta delle donne al momento della nascita del primo figlio, che si attesta a 31,6 anni. Inoltre, l’età media delle madri al parto rimane quasi invariata rispetto all’anno precedente, pari a 32,5 anni nel 2023.

Secondo il rapporto di Save the Children, più aumenta la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, più aumenta il tasso di fecondità. Tuttavia, l’Italia sconta ancora un forte gap di genere nel mercato del lavoro. Nel 2023, il tasso di occupazione femminile in Italia è stato del 52,5%, inferiore di ben 13 punti percentuali rispetto alla media dell’Unione Europea. La differenza tra il tasso di occupazione degli uomini e delle donne nel nostro Paese è di 17,9 punti percentuali, una delle più alte in Europa.

Per le donne, il bilanciamento tra lavoro e famiglia rimane una sfida critica, soprattutto per coloro che svolgono un lavoro di cura non retribuito. Secondo i dati del rapporto, solo poco più della metà delle donne con due o più figli minori ha un impiego, mentre per gli uomini il tasso di occupazione totale è dell’83,7%.

Le disparità territoriali sono evidenti: al Sud d’Italia, l’occupazione femminile per coloro senza figli si ferma al 48,9%, mentre scende al 42% in presenza di figli minori e al 40% per le donne con due o più figli minori. Al contrario, al Nord e al Centro del Paese, i tassi di occupazione femminile sono molto più alti.

La nascita di un figlio influisce notevolmente sulla disparità di genere nel mondo del lavoro. Nel corso del 2022, sono state effettuate oltre 61mila convalide di dimissioni volontarie da parte dei genitori di figli in età 0-3 anni. Il 72,8% di queste convalide riguarda le donne, mentre il 27,2% riguarda gli uomini. Le motivazioni principali per le donne sono legate alla difficoltà nel conciliare lavoro e cura del bambino/a, come la mancanza di servizi di assistenza e problematiche legate all’organizzazione del lavoro. Per gli uomini, invece, la motivazione principale è di natura professionale, come un cambio di azienda.

Il rapporto di Save the Children evidenzia anche le regioni italiane più e meno “amiche delle mamme”. La Provincia Autonoma di Bolzano si posiziona al primo posto dell’Indice generale, seguita dall’Emilia-Romagna e dalla Toscana. Al contrario, la Basilicata si posiziona all’ultimo posto, preceduta dalla Campania e dalla Sicilia.

Mentre l’Italia affronta sfide legate alla maternità e alla conciliazione tra lavoro e famiglia, altri Paesi europei stanno adottando politiche innovative per sostenere le famiglie. Ad esempio, la Francia ha un sistema di sostegno finanziario alle famiglie e garantisce l’accesso a servizi per l’infanzia di qualità. La Finlandia ha introdotto una riforma sul congedo parentale che prevede l’allocazione simmetrica delle quote di congedo per ciascun genitore e l’accesso ai servizi per l’infanzia è garantito a una percentuale elevata di bambini. La Germania offre supporto economico per i figli e garantisce un posto in un asilo nido o servizio simile per i bambini a partire da 1 anno di età. Anche la Repubblica Ceca ha adottato politiche per sostenere la maternità, privilegiando periodi di astensione dal lavoro per le madri.

In conclusione, il rapporto di Save the Children evidenzia le sfide che le donne in Italia devono affrontare quando scelgono di diventare madri. La bassa fecondità, la perdita di lavoro dopo la maternità e le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia sono tutti fattori che contribuiscono a una disparità di genere nel mercato del lavoro. È necessario adottare politiche e misure per sostenere le famiglie e garantire l’uguaglianza di opportunità per le donne. Solo così l’Italia potrà affrontare il declino demografico e creare un ambiente favorevole alla natalità.

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