L’influenza aviaria negli Stati Uniti sta diventando una minaccia sempre più preoccupante. Secondo quanto riportato da “Nature”, gli scienziati temono che il ceppo H5N1 dell’influenza aviaria possa diventare endemico nei bovini americani, favorendo la sua diffusione tra gli esseri umani. Nuovi dati mostrano che il virus può passare avanti e indietro tra mucche e uccelli, aprendo la possibilità di una diffusione su vasta scala. Questa caratteristica potrebbe consentire al virus di combinare materiale genetico con altri ceppi influenzali, creando un nuovo ceppo in grado di infettare più facilmente l’uomo.

Secondo Michael Worobey, biologo evoluzionista dell’Università dell’Arizona, “Alla fine si arriverà inevitabilmente alla combinazione sbagliata di segmenti genetici e mutazioni”. Purtroppo, il lento rilevamento del problema ha fatto sì che si perdesse l’opportunità di affrontarlo fin dall’inizio.

Nonostante il ceppo H5N1 circoli già dagli anni ’90, fino ad ora le mucche non erano state considerate come ospiti conosciuti del virus. Tuttavia, recentemente è stato annunciato che il virus è stato trovato nei bovini negli Stati Uniti, con le mucche di 36 mandrie in 9 stati risultate positive al virus. Questo ha messo a disagio gli scienziati, poiché ogni volta che una nuova specie ospite viene coinvolta, aumenta il rischio di trasmissione umana e diminuisce l’immunità umana.

I dati genomici stanno iniziando a svelare le origini dell’epidemia bovina. Secondo uno studio pubblicato su bioRxiv, il virus è passato dagli uccelli selvatici ai bovini alla fine del 2023. Questo risultato corrobora le scoperte di Worobey e altri ricercatori.

Le mucche, infettate dal virus H5N1, generalmente non muoiono di influenza, ma possono ospitare diversi tipi di virus influenzali e fungere da “vasi di miscelazione” in cui i virus possono scambiare materiale genetico. Inoltre, il ceppo attuale sembra infettare ugualmente bene diverse specie, il che potrebbe portare a pressioni selettive per una crescita più efficiente in tutte quelle specie, compresi gli esseri umani.

Angela Rasmussen, virologa dell’Università del Saskatchewan in Canada, afferma che maggiore è il numero di animali infetti, maggiori sono le possibilità che il virus acquisisca mutazioni utili per la sua trasmissione tra le persone. Le mucche potrebbero essere uno dei peggiori serbatoi possibili di influenza a causa del loro numero e del grado in cui gli esseri umani interagiscono con loro.

L’abbattimento del bestiame ha frenato epidemie precedenti di influenza aviaria, ma non è un’opzione praticabile per le mucche. Gregory Gray, epidemiologo di malattie infettive presso la University of Texas Medical Branch di Galveston, afferma che l’H5N1 potrebbe diventare endemico nelle mucche, come già accade con altri ceppi legati all’H5N1 nei polli e nei maiali in alcune parti del mondo.

Le mucche sembrano essere solo una grande mangiatoia per gli uccelli selvatici, che possono diffondere il virus molto più lontano e sono molto meno controllabili. Alcune prove suggeriscono che la colpa potrebbe essere delle attrezzature agricole, come le mungitrici, ma diversi scienziati temono che il virus possa essere trasmesso anche attraverso l’aria.

I ricercatori stanno cercando di capire di più sulla via di trasmissione del virus per determinare il modo migliore per contenerlo. Alcune opzioni potrebbero essere la vaccinazione delle mucche o l’utilizzo di vaccini antinfluenzali già efficaci nei suini e nel pollame.

Ad oggi, le segnalazioni di casi umani di infezione da H5N1 sono state limitate e non sono stati segnalati un gran numero di decessi o casi gravi tra gli esseri umani. Ciò suggerisce che il virus non sia diventato altamente trasmissibile o mortale per l’uomo. Tuttavia, i ricercatori sottolineano la necessità di ulteriori studi sulla diffusione del virus tra le persone per comprendere appieno il rischio che rappresenta.

In conclusione, l’influenza aviaria H5N1 sta diventando una minaccia sempre più preoccupante negli Stati Uniti. Gli scienziati temono che il virus possa diventare endemico nelle mucche, favorendo la sua diffusione tra gli esseri umani. È necessario un maggiore impegno nella ricerca e nell’implementazione di misure preventive per evitare che il virus si diffonda ulteriormente e causi danni significativi alla salute pubblica.

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