L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha approvato all’unanimità una mozione congressuale che riguarda la separazione delle carriere nella magistratura, definendola un importante passo avanti nella difesa dei lavoratori. Durante il 36° congresso tenutosi a Palermo, l’ANM ha evidenziato diverse problematiche che riguardano la giustizia italiana.
La magistratura italiana ha denunciato la condizione di ipertrofia normativa in cui opera, sottolineando lo scadimento qualitativo della produzione normativa che spesso si concentra sulla soluzione del contingente, senza un adeguato sforzo di coerenza sistematica. Inoltre, ha evidenziato la mancanza di una disciplina chiara su ambiti importanti che influiscono profondamente sulla vita dei cittadini.
Nonostante queste difficoltà, la giurisdizione italiana si impegna a rispondere alle richieste di giustizia dei cittadini, risolvendo anche in via interpretativa le lacune del quadro normativo. Tuttavia, chiede che gli altri poteri dello Stato rispondano alle aspettative dei cittadini con altrettanto senso di responsabilità.
La magistratura italiana conferma anche l’impegno per garantire tempestività nella risposta alla domanda di giustizia, ma respinge l’idea di affidare l’attività giudiziaria all’intelligenza artificiale. Per la magistratura, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per migliorare gli strumenti di organizzazione, ma non può sostituire l’attività del giudice, che deve rimanere prerogativa esclusivamente umana.
Il tema della libertà di interpretazione è strettamente legato all’imparzialità del magistrato. I magistrati italiani giustificano quotidianamente le loro decisioni con le motivazioni dei propri provvedimenti, che costituiscono il cuore dell’attività giurisdizionale. Tuttavia, la magistratura respinge la critica basata sulla ricerca nella vita privata del magistrato, sottolineando che questa pratica danneggia le istituzioni e genera sfiducia nei confronti della magistratura stessa.
La magistratura italiana riconosce l’importanza della partecipazione al dibattito pubblico da parte dei magistrati, non solo come cittadini, ma anche come portatori di esperienza, cultura e principi ispirati ai valori costituzionali e alla legalità. Tuttavia, si pone l’obiettivo di prevenire strumentalizzazioni e confusione nel dibattito pubblico.
Per quanto riguarda le riforme, l’ANM esprime la sua ferma opposizione alla separazione delle carriere e al conseguente indebolimento del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). L’ANM ritiene che la separazione delle carriere non sia funzionale alla terzietà del giudice, ma piuttosto uno strumento per indebolire il ruolo del pubblico ministero e minacciare la magistratura nel suo complesso.
La separazione delle carriere porterebbe alla creazione di una figura professionale di “pubblico persecutore”, distante dall’attuale ruolo dell’accusa, che è responsabile della ricerca della verità e del rispetto delle prerogative dell’indagato. L’ANM sottolinea l’importanza della condivisione della matrice culturale tra giudici, avvocati e pubblici ministeri.
Il CSM viene considerato l’unico presidio per tutelare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Le riforme proposte indebolirebbero fatalmente l’organo di autogoverno dei magistrati, compromettendo l’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini.
L’ANM si impegna quindi a informare l’opinione pubblica sulla sua opposizione alle riforme proposte e invita tutti i suoi iscritti a una mobilitazione culturale e comunicativa per far comprendere i rischi che tali riforme comportano per la tutela dei diritti dei cittadini e il rispetto delle garanzie costituzionali.
In conclusione, il congresso dell’ANM ha messo in luce le sfide e le preoccupazioni della magistratura italiana, che si impegna a difendere l’autonomia e l’indipendenza della giustizia. L’ANM respinge la separazione delle carriere e chiede una maggiore coerenza normativa e un dibattito pubblico responsabile per garantire una giustizia equa e tempestiva per tutti i cittadini.