Il problema della crisi idrica è sempre più urgente e non basta chiudere il rubinetto per risolverlo. È ciò che sostiene Filippo Menga nel suo libro “Sete”, un saggio che analizza in modo puntuale la crisi dell’acqua e critica le strategie messe in atto per affrontarla.

Secondo Menga, la crisi idrica è un problema strutturale che richiede una soluzione a livello sistemico e non può essere risolto solo da singoli individui. Infatti, solo il 10% del consumo idrico globale è legato alle persone, mentre il restante 90% è attribuibile all’agricoltura, all’industria e alla produzione di energia. Pertanto, le azioni individuali, come chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti, pur essendo importanti, rappresentano solo una goccia nell’oceano.

Il libro mette in luce la responsabilità del sistema capitalista nella crisi idrica. Secondo Menga, il capitalismo trae profitto dalla gestione della crisi e promuove strategie che non affrontano le cause strutturali del problema. Inoltre, critica l’enfasi che viene posta sul consumo consapevole da parte dei singoli individui, trasferendo loro la responsabilità della crisi invece di affrontare le questioni legate alle multinazionali e alle contraddizioni del sistema industriale.

Menga evidenzia anche la mancanza di azione da parte dei decisori politici. Nonostante siano stati stanziati ingenti fondi per il settore idrico, la crisi sembra peggiorare e manca un’autorità forte delle istituzioni pubbliche a livello nazionale e internazionale. Inoltre, non esiste un trattato internazionale sul problema della plastica, nonostante sia strettamente collegato alla questione dell’acqua.

Il libro solleva anche un interrogativo politico: il movimento ambientalista sta crescendo anche a destra, con l’attenzione alla difesa del territorio e del proprio paese. Tuttavia, Menga sottolinea che la sfida della difesa dell’ambiente è globale e richiede una visione più ampia. Afferma che, al di fuori dell’Italia, c’è una maggiore attenzione ai temi ambientali e i partiti dei Verdi stanno crescendo, mentre in Italia il movimento è pressoché sparito. Ciò rappresenta una perdita di voti per i partiti che non riescono a rispondere alle preoccupazioni dei giovani interessati all’ambiente.

In conclusione, la crisi idrica richiede una soluzione sistemica che vada oltre le azioni individuali. È necessario affrontare le cause strutturali della crisi, come il sistema capitalista e le multinazionali che contribuiscono alla sua aggravarsi. Inoltre, è fondamentale un impegno politico forte a livello nazionale e internazionale per affrontare la crisi in modo efficace. Solo così sarà possibile invertire la rotta e garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta e per le generazioni future.

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