Il libro “Bottino di guerra” di Tommaso Romanin e Vincenzo Sinapi, giornalisti dell’ANSA, racconta una storia di truffa transnazionale che coinvolge quadri d’autore rubati durante la guerra. Secondo i due autori, non si tratterebbe solo di otto quadri rubati, come si pensava inizialmente, ma di ben 17 o addirittura 19 opere d’arte risalenti al XIV, XV e XVI secolo. Questi quadri sarebbero stati acquistati dai nazisti a Firenze e illegalmente esportati in Germania, per poi finire a Belgrado, dove si trovano ancora oggi senza che l’Italia sia riuscita a riaverli indietro.

La truffa viene descritta come un raggiro in grande stile, preparato per mesi e consumato in due giorni nel giugno del 1949. Ante Topic Mimara, un faccendiere croato mezzo spia e mezzo imbroglione, si finge rappresentante jugoslavo per le restituzioni, le belle arti e i monumenti e riesce a ottenere i quadri con la complicità di una funzionaria tedesca. I beni vengono quindi trasportati in treno in Jugoslavia e, attraverso una commissione per i risarcimenti dei danni di guerra, vengono incamerati dal Museo nazionale di Belgrado. Gli americani si accorgono quasi subito del raggiro e chiedono indietro le opere, ma invano.

I quadri rimangono nascosti nel Museo nazionale di Belgrado per decenni, durante i quali vengono restaurati e catalogati con la collaborazione del governo italiano e di alcune Sovrintendenze. Alcune delle opere vengono addirittura esposte in mostre in Italia. È proprio da una di queste mostre che parte l’inchiesta della procura di Bologna, che chiede la restituzione di otto quadri illegalmente detenuti a Belgrado. Grazie a un’appuntato del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Firenze, che nel 2014 si imbatte in un quadro esposto a Bari e a Bologna dieci anni prima, si scopre che le opere sono state trafugate dalla Germania.

Le indagini portano alla scoperta di altri sette dipinti che hanno fatto lo stesso percorso. Tra questi, un ritratto della Regina Cristina di Danimarca con suggestioni da Tiziano, una Madonna con Bambino attribuita a Jacopo Tintoretto, due quadri della scuola di Vittore Carpaccio raffiguranti San Rocco e San Sebastiano, una Adorazione del Bambino con Angeli e Santi di un pittore lombardo, una Madonna con Bambino dell’ambito di Paolo Veneziano, una Madonna con Bambino, Santi, Annunciazione, Crocifissione di Paolo di Giovanni Fei e una Madonna con Bambino in trono di Spinello Aretino. Tutti questi otto quadri, insieme ad altri 11 che potrebbero appartenere al patrimonio italiano, sono ancora custoditi a Belgrado nonostante le richieste di restituzione da parte delle autorità italiane.

L’inchiesta pubblicata nel libro “Bottino di guerra” potrebbe contribuire a rivitalizzare l’iniziativa giudiziaria per riavere indietro queste opere d’arte. Gli autori hanno incrociato i risultati delle indagini dei Carabinieri con documenti desecretati, cataloghi di mostre e musei e informazioni raccolte sul posto a Belgrado, riuscendo a individuare ben 19 quadri che potrebbero appartenere al patrimonio italiano. Nonostante le difficoltà diplomatiche e la mancanza di collaborazione delle autorità serbe, la partita non può considerarsi chiusa e si spera che questa inchiesta possa finalmente portare alla restituzione di queste opere d’arte rubate durante la guerra.

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