Incentivi per favorire la riduzione dell’orario di lavoro: cosa propongono Cgil, Cisl e Uil

Cgil, Cisl e Uil sono a favore di una legislazione che sostenga la riduzione dell’orario di lavoro, offrendo agevolazioni contributive o fiscali. Tuttavia, è importante sottolineare che le tre sigle sindacali vogliono salvaguardare il ruolo della contrattazione collettiva, che già ha previsto tale riduzione in alcuni accordi nazionali e aziendali. Durante una serie di audizioni alla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, sono emerse alcune divergenze tra le sigle sindacali.

La segretaria confederale della Cgil, Francesca Re David, sostiene che per ottenere una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro sia necessaria una legge di sostegno. Tuttavia, riconosce anche l’importanza della contrattazione collettiva, sia a livello nazionale che aziendale, poiché i lavori non sono tutti uguali.

D’altra parte, il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli, preferisce che la riduzione dell’orario di lavoro non sia regolamentata da una legge, ma sia completamente affidata alla contrattazione collettiva nazionale o, più probabilmente, a livello aziendale. Tuttavia, ammette che una normativa di supporto potrebbe essere utile, magari attraverso l’introduzione di agevolazioni contributive o fiscali.

Infine, la segretaria confederale della Uil, Tiziana Bocchi, ritiene indispensabile che la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario diventi uno degli obiettivi centrali della contrattazione. Secondo Bocchi, una legge di sostegno potrebbe essere utile, ma solo dopo aver messo insieme le esperienze contrattuali che si stanno facendo e aver raggiunto un avviso comune tra le parti sociali e il Ministero del Lavoro, al fine di migliorare le negoziazioni.

In conclusione, Cgil, Cisl e Uil propongono incentivi e agevolazioni per favorire la riduzione dell’orario di lavoro, ma allo stesso tempo vogliono preservare il ruolo della contrattazione collettiva. Mentre la Cgil ritiene indispensabile una legge di sostegno, la Cisl preferirebbe che la questione fosse lasciata alla contrattazione collettiva. La Uil, infine, sostiene che una legge di sostegno potrebbe essere utile, ma solo dopo aver accumulato esperienze contrattuali e aver raggiunto un consenso tra le parti sociali e il Ministero del Lavoro.

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