Il potere distruttivo della tecnologia nel propagare odio e divisione: l’allarme di Amnesty

La tecnologia, che tanto ha contribuito al progresso e allo sviluppo dell’umanità, è diventata un’arma per diffondere odio, divisione e discriminazione. È quanto emerge dal recente report di Amnesty International, che analizza la situazione dei diritti umani in 155 Stati al 31 dicembre 2023.

Il rapporto mette in evidenza come le nuove tecnologie siano sempre più utilizzate come strumenti per alimentare politiche repressive e diffondere disinformazione. In particolare, si fa riferimento all’uso crescente delle tecnologie di riconoscimento facciale, che vengono impiegate per controllare le proteste di piazza, gli eventi sportivi e per discriminare le comunità marginalizzate.

Tra gli Stati che fanno ricorso a queste tecnologie, il documento cita l’Argentina, il Brasile, l’India e il Regno Unito. In questi Paesi, il riconoscimento facciale viene utilizzato per monitorare e reprimere le manifestazioni di dissenso e per limitare la libertà di movimento delle minoranze.

Un esempio significativo è quello del dipartimento di Polizia di New York, che nel 2023 è stato costretto ad ammettere di aver utilizzato la tecnologia per sorvegliare le proteste del movimento Black Lives Matter. Amnesty International ha denunciato come questa pratica rappresenti una violazione dei diritti umani e un abuso di potere.

Ma non è tutto: secondo l’organizzazione, il riconoscimento facciale viene impiegato anche nelle regioni occupate della Cisgiordania da parte delle forze israeliane. Questo strumento viene utilizzato per limitare la libertà di movimento dei palestinesi e contribuire a mantenere in piedi il sistema dell’apartheid.

La tecnologia, però, non si limita al riconoscimento facciale. Amnesty International ha scoperto l’uso dello spyware Pegasus contro giornalisti e attivisti della società civile in diversi Paesi, tra cui Armenia, Repubblica Dominicana, India e Serbia. Ciò che preoccupa ancor di più è che questo spyware, prodotto e regolamentato all’interno dell’Unione europea, viene venduto liberamente in tutto il mondo.

L’allarme di Amnesty International è fondato e richiama l’attenzione sulla necessità di regolamentare l’uso delle nuove tecnologie. È indispensabile trovare un equilibrio tra il progresso tecnologico e il rispetto dei diritti umani. La tecnologia non dovrebbe essere uno strumento per diffondere odio e discriminazione, ma dovrebbe essere utilizzata per promuovere il benessere e la giustizia sociale.

È compito di tutti noi, cittadini e governi, impegnarci per garantire che le nuove tecnologie vengano utilizzate in modo etico e responsabile. È necessario promuovere una maggiore trasparenza e accountability nelle pratiche di sorveglianza e garantire che i diritti umani vengano rispettati in ogni contesto.

Il report di Amnesty International rappresenta un importante monito che non possiamo ignorare. La tecnologia può essere un potente strumento per il progresso, ma dobbiamo assicurarci che venga utilizzata per costruire un mondo migliore, non per distruggerlo. Spetta a noi fare la differenza.

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