Un recente studio ha rilevato tracce del virus aviario A H5N1 nel latte pastorizzato di mucche provenienti da allevamenti negli Stati Uniti interessati dall’epidemia. La scoperta è stata comunicata dalla Food and Drug Administration (Fda) che ha precisato che al momento non ci sono evidenze che il latte non sia sicuro, ma verranno effettuati ulteriori studi e analisi per approfondire la situazione.

Secondo gli esperti, questa scoperta indica che il virus sta muovendosi tra specie diverse, il che solleva preoccupazioni sulla sua potenziale trasmissione da animale a uomo. Tuttavia, la Fda ha sottolineato che non è ancora possibile determinare se le tracce di virus nel latte sono frammenti di materiale genetico inattivo o virus vivi e infettivi.

È importante sottolineare che i test qPCR utilizzati per rilevare il virus possono anche rilevare il materiale genetico residuo di agenti patogeni uccisi dal calore durante la pastorizzazione o altri trattamenti per la sicurezza alimentare. Pertanto, la Fda condurrà ulteriori test e pubblicherà i risultati dei nuovi studi nei prossimi giorni o settimane.

Gli esperti invitano a non allarmarsi, ma a monitorare attentamente la situazione. Secondo il professor Roberto Burioni, esperto di microbiologia e virologia, il fatto che il virus aviario si stia muovendo tra le specie non è una notizia positiva e merita attenzione. Anche il dottor Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, sottolinea che l’influenza aviaria potrebbe rappresentare una minaccia pandemica se il virus diventasse trasmissibile da uomo a uomo.

Attualmente, il virus dell’aviaria si trasmette dall’animale all’uomo attraverso il contatto diretto con fluidi animali infetti. Se le tracce di virus rilevate nel latte fossero riconducibili a virus vivi, potrebbero potenzialmente causare l’infezione se ingerite. Tuttavia, è necessario condurre ulteriori studi per confermare questa ipotesi.

Il passaggio del virus da uomo a uomo non è ancora avvenuto, ma gli esperti non escludono che possa accadere in futuro. Pertanto, è fondamentale continuare a lavorare sul piano pandemico e essere pronti a fronteggiare eventuali scenari futuri.

Dal 2003 al 1 aprile 2024, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha registrato un totale di 889 casi umani di influenza aviaria in 23 paesi, con 463 decessi e un tasso di mortalità del 52%. Attualmente, i casi di trasmissione all’uomo sono molto rari, ma è importante monitorare attentamente la situazione e prendere le precauzioni necessarie per prevenire ulteriori diffusioni del virus.

In conclusione, la scoperta di tracce del virus aviario nel latte delle mucche negli Stati Uniti solleva preoccupazioni sulla potenziale trasmissione del virus da animale a uomo. Gli esperti invitano a monitorare attentamente la situazione e ad essere pronti a fronteggiare eventuali scenari futuri. È fondamentale continuare a lavorare sul piano pandemico e ad adottare precauzioni per prevenire ulteriori diffusioni del virus.

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