Combattere il bullismo: denuncia, dialogo e accettazione delle differenze

Nella società odierna, il bullismo rappresenta un grave problema che colpisce molte persone, in particolare i giovani. Ma come possiamo aiutare i ragazzi a crescere in un ambiente culturale che non traumatizzi i più deboli? Abbiamo cercato una risposta da Crocifisso Dentello, autore del libro “Scuola di solitudine”, che ha condiviso la sua esperienza personale e le sue riflessioni su questo tema.

“Scuola di solitudine” è un racconto che denuncia non solo la solitudine personale dell’autore, ma anche un’epoca in cui non si dava importanza al bullismo. Negli anni ’90, i ragazzini agivano indisturbati e la violenza quotidiana veniva considerata normale, senza essere vista come un sopruso. Oggi la situazione è cambiata e abbiamo a disposizione maggiori strumenti per affrontare questo problema, ma è ancora necessario fare di più.

Secondo Dentello, la scuola italiana è inadeguata ad affrontare la varietà dei problemi dell’adolescenza. I bambini problematici rappresentano sempre un ostacolo per gli insegnanti e per i compagni di classe. Anche se oggi disponiamo di maggiori strumenti di comprensione e di intervento, un ragazzo con difficoltà psicologiche rimane comunque un problema difficile da gestire. L’autore si rammarica di non aver reagito da bambino, ma ha imparato che una vittima non deve sopportare i soprusi in silenzio. Gli adulti devono intervenire per fornire agli studenti gli strumenti per affrontare le situazioni di bullismo e creare dinamiche di dialogo tra le vittime e i bulli.

I ricordi di infanzia condizionano il resto della vita di una persona. Dentello sostiene che il modo in cui siamo cresciuti influisce sul nostro modo di affrontare la realtà da adulti. La solitudine che ha vissuto durante l’infanzia lo accompagna ancora oggi, soprattutto dopo la perdita di sua madre. È importante ricordare che i giovani non sono sempre spensierati come sembrano e che possono vivere infanzie terribili, anche se all’apparenza tutto sembra normale.

Oggi il bullismo si è spostato sui social media, creando nuove sfide. Dentello ritiene che sia necessario lavorare sulle vittime, aiutandole a trovare la forza interiore per resistere e ignorare i bulli, ma senza mai lasciare passare il segno. Il cyber bullismo deve essere denunciato appena si verificano situazioni serie di disagio.

Inoltre, è importante riflettere sul confine tra autocommiserazione e la necessità di combattere il bullismo. Oggi, la tendenza a denunciare e a commiserarsi può trasformarsi in uno spettacolo sui social media, dove le vittime possono diventare inconsapevolmente protagoniste. È complicato distinguere ogni singolo caso, ma è fondamentale essere consapevoli che condividere pubblicamente il dolore può alterare la realtà e alimentare uno show senza pause.

Infine, in una società che cerca la perfezione, è difficile evitare che questo paradigma danneggi gli individui. Dentello si mostra pessimista, affermando che il problema deriva dalla tendenza a trasferire nella realtà modelli di perfezione virtuale. La mancata aderenza a questi modelli può portare al bullismo e all’emarginazione. La responsabilità inizia dai genitori, che spesso sono i primi a seguire dei modelli di look e di stile. È un circolo vizioso difficile da spezzare.

In conclusione, combattere il bullismo richiede denuncia, dialogo e accettazione delle differenze. È fondamentale che gli adulti intervengano per aiutare i ragazzi a crescere in un ambiente culturale che li sostenga e li protegga. Ognuno di noi può fare la differenza, affrontando il bullismo e lavorando per creare una società più inclusiva e rispettosa.

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