Il giornalista Annibale Paloscia ha svelato nuovi dettagli sul caso del cadavere di Aldo Moro, l’ex presidente del Consiglio italiano rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. Il racconto di Paloscia è stato incluso nel libro “R4. Da Billancourt a Via Caetani”, scritto da Piero Trellini e pubblicato dagli editori All Around e Mondadori.

Il libro, che sarà disponibile in autunno, fa parte della collana “Giornalismo e libertà di pensiero – Appunti sulla professione e sulla storia dell’informazione”, curata da Francesca e Marta Paloscia. Il volume raccoglie anche una serie di appunti, dispense e articoli trovati nello studio di Annibale Paloscia, capo redattore a Roma dell’ANSA dal 1968 al 1989 e capo della redazione culturale per 5 anni a partire dal 1990.

Il materiale include testi scritti tra gli anni ’70 e la fine degli anni ’80, utilizzati da Paloscia per i suoi corsi di giornalismo. Nonostante il passare del tempo, le lezioni rimangono attuali e offrono importanti insegnamenti sul corretto utilizzo del potere dell’informazione nella società civile.

Nel libro è presente anche il contributo di Piero Trellini, che descrive il “Metodo Paloscia”, utilizzato dal capocronista dell’ANSA durante il sequestro di Aldo Moro. Secondo Trellini, Paloscia aveva escogitato un modo per capire cosa stava accadendo quando non aveva informazioni: telefonava più volte, a intervalli regolari, ai responsabili dei vari uffici. Se li trovava sul posto, significava che non era successo nulla e si tranquillizzava. Altrimenti, doveva muoversi.

Il 9 maggio 1978, Paloscia utilizzò il suo metodo e telefonò al capo della DIGOS Domenico Spinella. Non ricevendo conferme né smentite, dedusse che le operazioni per il ritrovamento di Moro erano andate a vuoto. Poco dopo, sentì sulla sua radiolina le voci concitate che menzionavano un’auto in via Caetani e capì che era arrivato il momento. Decise di correre a piedi per evitare il traffico e si diresse verso la scena del ritrovamento.

Arrivato sul posto, vide una Renault rossa isolata dai cordoni di poliziotti e carabinieri. Un vigile urbano gli disse che nell’auto c’era un morto, ma non seppe altro. Paloscia entrò in un ristorante e telefonò all’ANSA per dare la notizia. Successivamente, comunicò anche che l’uomo morto era Aldo Moro.

Le forze dell’ordine coprivano l’auto e i giornalisti non riuscivano a vedere bene. Paloscia cercò di superare i cordoni per avvicinarsi alla Renault e vide il volto grave di Spinella, capo della DIGOS. Capendo che ogni speranza era ormai perduta, Paloscia tornò nel ristorante e dettò all’ANSA il flash con la notizia della morte di Moro.

In seguito, Paloscia salì sulla motocicletta di un fotoreporter e tornò in redazione. Da lì telefonò al centralino dei vigili del fuoco per chiedere come fosse morto Moro. La notizia che batté sulla telescrivente confermava che l’ex presidente era stato ucciso con diversi colpi d’arma da fuoco.

Il racconto di Paloscia, contenuto in poche righe, ha svelato tutti i dettagli del dramma: i colpi, i fazzoletti intrisi di sangue, la sabbia trovata nei risvolti dei pantaloni. Questo articolo ha dimostrato l’intuito, l’audacia, la prontezza e la scrupolosità di Paloscia nel riportare la notizia in modo tempestivo e accurato.

Il libro “R4. Da Billancourt a Via Caetani” rappresenta un importante documento storico che offre una prospettiva unica sul caso Moro. Le lezioni di giornalismo di Annibale Paloscia sono ancora oggi preziose per tutti coloro che vogliono avvicinarsi a questa professione o comprendere come si scrive su un giornale.

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