L’Associazione Nazionale Magistrati è determinata a combattere le riforme proposte dal governo che mettono a rischio i diritti dei cittadini e le garanzie costituzionali. Durante il 36° congresso a Palermo, i magistrati hanno approvato una mozione finale che chiede una mobilitazione culturale e comunicativa per informare l’opinione pubblica sui rischi di tali riforme.
Al centro del dibattito sono la separazione delle carriere e l’indebolimento del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Secondo il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Giuseppe Santalucia, non c’è spazio per trattative su questi temi, perché la Costituzione non può essere toccata. Si tratta di una questione di cultura istituzionale e costituzionale, non solo dei diritti degli impiegati-magistrati.
La volontà dell’Associazione è quella di parlare alla politica e alla società per far comprendere che non si tratta di chiusura corporativa o atteggiamento da casta, ma di magistrati che vogliono far sentire la propria voce come parte integrante della cittadinanza. L’obiettivo è far capire che la Costituzione ha ancora molto da dire e che la giurisdizione non deve essere toccata.
La mozione sottolinea l’importanza della partecipazione dei magistrati al dibattito pubblico, non solo come cittadini con gli stessi diritti degli altri, ma anche come portatori di esperienza, cultura, principi e valori costituzionali. L’obiettivo è far comprendere che i magistrati possono e devono partecipare alla discussione pubblica, ma con il profilo e lo stile del magistrato.
Riguardo alle riforme proposte, la separazione delle carriere non è vista come un modo per garantire la neutralità del giudice, ma come uno strumento per indebolire il ruolo del pubblico ministero e minacciare l’intera magistratura. Separare il pubblico ministero dal giudice significherebbe rinunciare a valori fondamentali per la democrazia e compromettere l’obiettivo di ricerca imparziale della verità.
Inoltre, le riforme proposte indebolirebbero il Consiglio Superiore della Magistratura, riducendo le sue competenze, compromettendone l’autorevolezza e alterando la proporzione tra componenti laici e togati. Questo indebolimento metterebbe a rischio l’uguaglianza formale e sostanziale dei cittadini.
Il congresso ha dimostrato unità e determinazione da parte dei magistrati, che si sono riuniti per discutere e consultarsi sia internamente che esternamente. È un importante segnale di consapevolezza del ruolo della magistratura e dei doveri che questo ruolo comporta verso i cittadini.
L’Associazione Nazionale Magistrati è determinata a combattere queste riforme e a far capire all’opinione pubblica i rischi che comportano per i diritti dei cittadini e per le garanzie costituzionali. Si tratta di una battaglia che va oltre gli interessi corporativi, ma che riguarda l’intera società. La magistratura vuole far sentire la sua voce e far comprendere che la Costituzione è un valore da preservare e proteggere.