Un cold case italiano è tornato alla ribalta dopo oltre 25 anni. Si tratta dell’omicidio del sindacalista Mico Geraci, avvenuto il 8 ottobre 1998. Dopo una lunga indagine, la procura di Palermo ha individuato i mandanti e gli esecutori materiali dell’omicidio, che sarebbero stati commissionati dal boss Bernardo Provenzano. Le persone coinvolte sono due esponenti della famiglia di Trabia, cittadina vicino a Palermo, che erano già detenuti per altri reati. La procura ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti.

L’omicidio di Mico Geraci è stato definito per molto tempo “senza verità e giustizia”, ma grazie alle numerose indagini svolte nel corso degli anni e alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Nino Giuffrè, la procura è riuscita a ricostruire minuziosamente il delitto. Inoltre, la commissione parlamentare Antimafia ha dedicato un’inchiesta al caso, dalla quale sono emersi nuovi spunti di approfondimento che sono stati trasmessi alla magistratura.

La sera dell’8 ottobre 1998, Mico Geraci avrebbe dovuto avere una cena con alcuni assessori del comune di Caccamo per discutere del loro passaggio al suo gruppo consiliare. Tuttavia, poco prima di rientrare a casa, il sindacalista è stato ucciso da un killer che ha sparato sei colpi di fucile contro di lui. Il killer è poi fuggito a bordo di un’auto che lo stava aspettando con i fari spenti e il motore acceso.

Le indagini iniziali non avevano individuato la matrice mafiosa del delitto, ma successivamente è emerso che i mandanti dell’omicidio erano Salvatore e Pietro Rinella, due fratelli appartenenti alla famiglia mafiosa di Trabia. Tuttavia, entrambi sono stati uccisi in un regolamento di conti mafioso.

Durante le indagini, sono stati ipotizzati diversi moventi del delitto, tra cui l’attività politica e sindacale di Geraci che metteva in crisi il contesto politico mafioso del territorio. A pochi mesi dalla sua uccisione, si sono svolte le elezioni comunali a Caccamo e la sua candidatura era la più accreditata per un eventuale successo. Inoltre, Geraci era coinvolto in iniziative sociali e progettuali che denunciavano gli interessi legati alla mafia del territorio.

Il procedimento per l’omicidio di Mico Geraci era stato archiviato nel 2005, ma la famiglia del sindacalista ha sempre insistito per la riapertura del caso. Ora, dopo oltre 25 anni, la procura di Palermo è riuscita a individuare i responsabili dell’omicidio grazie a nuovi elementi di prova.

L’omicidio di Mico Geraci fa parte di una serie di omicidi di sindacalisti che sono rimasti impuniti. Questi sindacalisti sono stati uccisi dalla mafia perché chiedevano terre, lavoro, giustizia e rispetto delle regole. La Cgil di Palermo esprime la speranza che per tutti questi omicidi venga fatta verità e giustizia.

L’omicidio di Mico Geraci è un triste esempio delle conseguenze che può avere il coraggio di opporsi alla mafia. La sua morte ha segnato profondamente la sua famiglia e la comunità di Caccamo. Ora, dopo tanti anni, finalmente si è fatta luce su questo delitto, ma resta ancora tanto da fare per combattere la criminalità organizzata e assicurare giustizia per tutte le vittime di mafia.

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