L’impatto duraturo della pandemia sui disturbi alimentari

La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto significativo sui disturbi del comportamento alimentare (DCA), come l’anoressia e la bulimia. Secondo gli esperti, questi disturbi si stanno manifestando sempre più precocemente, con segnalazioni di casi di esordio addirittura a 6-7 anni. Questo fenomeno preoccupante indica un disagio profondo e complesso, le cui cause possono essere sia sociali che legate al vissuto personale.

Nonostante la pandemia abbia contribuito ad un’esplosione di questi disturbi, il numero dei casi rimane ancora alto e siamo ancora lontani dai livelli pre-COVID. Gli esperti paragonano questa situazione all’onda lunga del long-COVID, sottolineando la necessità di maggiore assistenza sul territorio.

Secondo Valeria Zanna, responsabile dell’Unità Operativa Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, i ragazzi non sono tornati ad una normalità pre-COVID sul piano psico-patologico. L’età di esordio dei sintomi si è abbassata a 11-13 anni, con casi anche a 6-7 anni in aumento. Nei più piccoli si osserva un particolare disturbo chiamato Arfid, in cui i bambini non mangiano ma non hanno l’angoscia di ingrassare tipica dell’anoressia.

Le cause dei DCA tra bambini e ragazzi possono includere situazioni di ansia, stress, pressioni sociali e modelli sbagliati che arrivano dai social media. I modelli ideali presenti sui social spesso istigano all’anoressia, creando un forte senso di insicurezza e insoddisfazione rispetto al proprio corpo.

I dati parlano chiaro: solo nell’ultimo anno, nell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, sono stati registrati oltre 100 ricoveri per DCA gravi, mentre il Day Hospital segue oltre 250 ragazzi l’anno. Tuttavia, la domanda di assistenza è molto più alta di quanto possa essere soddisfatta.

La priorità in questa situazione è garantire centri di cura diurni e Day Hospital, poiché la cura deve integrarsi nella vita quotidiana dei ragazzi. Tuttavia, i centri specializzati sul territorio non sono ancora sufficienti, soprattutto al Sud. Inoltre, l’attesa media per essere presi in carico dal Servizio sanitario nazionale è di 3-6 mesi.

Attualmente, ci sono 126 centri dedicati ai DCA in Italia, di cui solo 63 si trovano al Nord. Il governo ha stanziato 10 milioni di euro per il 2024 per i centri e i percorsi di cura, ma esperti ed associazioni di pazienti ritengono che questa cifra sia insufficiente.

I disturbi del comportamento alimentare affliggono oltre 55 milioni di persone nel mondo e 3 milioni in Italia, con un’incidenza dell’8-10% nelle ragazze e dello 0,5-1% nei ragazzi.

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i disturbi alimentari, che si celebra il 15 marzo, è un’importante iniziativa promossa dall’Associazione ‘Mi Nutro di Vita’. Questa giornata è stata istituita nel 2018 e prevede una serie di iniziative, come convegni, monumenti illuminati di lilla e visite gratuite. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere una maggiore consapevolezza sui DCA.

Inoltre, in occasione di questa giornata, i centri della rete Food For Mind, presenti in diverse città italiane, aprono le porte per tutto il mese di marzo, offrendo ai cittadini l’opportunità di accedere gratuitamente ad una diagnosi corretta.

È fondamentale che la società e le istituzioni si impegnino a fornire una maggiore assistenza e sostegno per affrontare i disturbi alimentari, soprattutto considerando l’impatto duraturo della pandemia su questi problemi. Solo attraverso una combinazione di prevenzione, diagnosi precoce e trattamenti appropriati possiamo sperare di affrontare efficacemente questa sfida e garantire una migliore qualità di vita per coloro che ne sono colpiti.

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