I micro-ortaggi e la stampa 3D sono le tecnologie che rivoluzioneranno le serre del futuro su Luna e Marte, consentendo alle future missioni spaziali di fornire cibo fresco agli astronauti. Le serre spaziali devono essere il più possibile autonome e computerizzate, riducendo l’intervento umano al minimo. Saranno realizzate con materiali stampati in 3D e riciclabili, e avranno ambienti ermetici per evitare contaminazioni dall’esterno. Sarà fondamentale anche la capacità di recuperare e riciclare l’acqua utilizzata e gli scarti vegetali.
Le future serre destinate alle basi lunari e marziane avranno caratteristiche simili a quelle descritte dagli esperti riuniti nel convegno organizzato a Roma dall’Agenzia Spaziale Italiana. Numerose aziende italiane stanno lavorando su queste soluzioni, con l’obiettivo di far diventare l’Italia un protagonista nel settore. Il ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha affermato che “la space economy è alle porte” e che l’Italia ha il dovere di anticiparne le potenzialità.
In passato, il cibo necessario per le missioni spaziali veniva semplicemente caricato all’interno della capsula. Tuttavia, il cambio di paradigma è arrivato quando le missioni sono diventate più lunghe, arrivando a durare diversi mesi. Questo ha reso più complicati gli aspetti logistici e ha reso necessaria la presenza di serre spaziali per la coltivazione di verdure e ortaggi freschi. Le serre rappresentano l’unica soluzione per permettere le future missioni nello spazio.
Molte aziende sono già al lavoro per mettere a punto soluzioni affidabili. Ad esempio, Thales Alenia Space sta sperimentando la coltivazione di micro-ortaggi e patate, cercando di eliminare il terreno artificiale utilizzando un sottile substrato di coltivazione stampato in 3D. Ferrari Farm, un’azienda agricola di Rieti, sta sviluppando serre gestite da un computer, ermetiche e illuminate a LED. La startup genovese Space V sta studiando una serra che si adatta alle esigenze delle piante in crescita, e ha affiancato alla serra un bioreattore per riciclare acqua e residui vegetali.
Anche l’Enea è coinvolta nello sviluppo delle serre spaziali del futuro. In Armenia, sta sperimentando un orto ipertecnologico destinato alla missione Amadee-24 su Marte, organizzata dall’Austrian Space Forum in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Armena. La serra è automatizzata, dotata di un braccio robotico integrato e coltiva ravanello e cavolo rosso su più livelli.
Le serre spaziali rappresentano una sfida tecnologica e scientifica, ma sono fondamentali per garantire cibo fresco e sostenibile agli astronauti durante le missioni nello spazio. L’Italia si sta dimostrando all’avanguardia in questo settore e potrebbe diventare un punto di riferimento per la produzione alimentare nello spazio. La collaborazione tra aziende, istituzioni e organizzazioni spaziali sarà essenziale per portare avanti questa importante sfida.