Nuova scoperta rivoluzionaria: l’88% delle donne con tumore al seno sopravvive dopo 5 anni dalla diagnosi. Questo dato sorprendente è stato reso possibile grazie ai progressi della ricerca e alla diffusione delle Breast Unit, che offrono diagnosi precoce, interventi chirurgici di alta qualità e un approccio multidisciplinare. Attualmente, in Italia ci sono più di 834mila donne che hanno superato questa malattia.
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato l’importanza di continuare la ricerca e promuovere la collaborazione a livello europeo. Secondo Schillaci, la rete delle Breast Unit deve favorire lo scambio di informazioni e dati clinici, così come l’expertise tra i vari paesi. Solo in questo modo si potranno fare ulteriori progressi nel campo della cura del tumore al seno.
Il Ministro ha anche evidenziato che nel 2023 si prevedono circa 56mila nuove diagnosi di tumore al seno in Italia. Questa forma di cancro è la più comune tra le donne e purtroppo rappresenta anche la principale causa di morte nella fascia d’età compresa tra i 35 e i 50 anni.
Per combattere questa malattia oncologica, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) svolge un ruolo fondamentale. Il Ministro Schillaci ha affermato che il Pnrr contribuirà a migliorare l’assistenza sanitaria alle pazienti affette da tumore al seno. È di fondamentale importanza rafforzare la medicina territoriale al fine di garantire un’integrazione efficace tra il territorio e gli ospedali.
Inoltre, grazie al programma Next Eu Generation, saranno messe a disposizione risorse per l’acquisto di apparecchiature diagnostiche di ultima generazione. Queste tecnologie miglioreranno la precisione e la sicurezza della diagnosi precoce del tumore al seno. Infatti, saranno in grado di individuare anche lesioni di dimensioni molto piccole.
Questa nuova scoperta rappresenta una grande speranza per tutte le donne che combattono contro il tumore al seno. Grazie ai progressi della ricerca e all’implementazione di programmi nazionali ed europei, la sopravvivenza a lungo termine è diventata una realtà per l’88% delle pazienti. Tuttavia, è fondamentale continuare a investire nella ricerca e nella collaborazione internazionale al fine di sviluppare nuovi trattamenti e migliorare ulteriormente le cure offerte alle pazienti affette da questa malattia.