L’altopiano persiano, situato nell’attuale Iran, è stato identificato come il primo punto di incontro delle popolazioni di Homo sapiens al di fuori dell’Africa. Uno studio genetico pubblicato sulla rivista Nature Communications ha dimostrato come questo luogo sia diventato l’hub da cui gli esseri umani si sono diffusi in Eurasia, Oceania e Americhe.
Gli scienziati del dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, insieme a ricercatori delle università di Bologna, Brisbane e Torino, hanno ricostruito 20.000 anni di storia condivisa tra europei, asiatici, nativi americani e oceanici. Durante questo periodo, gli esseri umani si sono mescolati geneticamente con i Neanderthal, contribuendo alla formazione delle diverse popolazioni presenti oggi.
L’altopiano persiano è stato individuato come la probabile patria di tutti i primi eurasiatici a causa delle tracce genetiche simili trovate nelle popolazioni antiche e moderne dell’area. Questo nuovo approccio genetico ha aperto nuove porte alla ricerca archeologica e paleoantropologica, che potranno essere approfondite grazie al Progetto Erc Synergy ‘Last Neanderthals’. Questo progetto, assegnato al professore Stefano Benazzi dell’Università di Bologna, si focalizzerà sugli eventi bioculturali che si sono verificati tra i 60.000 e i 40.000 anni fa, con particolare attenzione all’altopiano persiano.
L’altopiano persiano era già adatto all’occupazione umana 20.000 anni fa, grazie alle sue caratteristiche paleoecologiche. Le condizioni ambientali dell’area permettevano una popolazione più numerosa rispetto ad altre parti dell’Asia occidentale.
Questo studio multidisciplinare apre nuove prospettive per la comprensione delle prime migrazioni umane e dei processi di miscelazione genetica che hanno portato alla formazione delle diverse popolazioni presenti oggi. La scoperta dell’altopiano persiano come hub delle prime migrazioni umane rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della nostra storia e delle nostre origini.