Importazione in aumento, esportazione in calo: ecco la situazione attuale nel settore italiano del cappello. Secondo i dati forniti da Paolo Marzialetti, presidente nazionale del Settore Cappello e vicepresidente della Federazione Italiana TessiliVari, nel 2023 si è registrata una diminuzione delle esportazioni del 2,8% e un aumento delle importazioni del 2,8%. Nonostante questo, il fatturato del settore è cresciuto.

Attualmente, il comparto conta 121 imprese, con un calo del 1,6% rispetto all’anno precedente, e impiega 1.950 dipendenti, con una diminuzione del 1,5%. Il fatturato ammonta a 148 milioni di euro, con un aumento del 2,8%.

A livello nazionale, le importazioni sono salite a 262 milioni di euro (+2,7%), mentre le esportazioni sono scese a 410 milioni di euro (-2,8%). Questi dati evidenziano un aumento dell’importazione dei prodotti cinesi e una diminuzione dell’esportazione dei cappelli italiani.

Nello specifico, i cappelli di paglia hanno registrato un aumento delle importazioni del 37,7% in valore, mentre le esportazioni sono diminuite del 4,4%. I berretti, invece, hanno visto un aumento delle importazioni (+2,7%) e una diminuzione delle esportazioni del 2,8%.

La Cina è il principale fornitore di cappelli in Italia, con un valore di 74,8 milioni di euro, corrispondente al 28% del totale importato. Le principali destinazioni delle esportazioni italiane sono la Francia (72,5 milioni di euro, +20,3%), la Germania (46,2 milioni di euro, +0,2%), gli Stati Uniti (35,6 milioni di euro, -12,6%), la Svizzera (30,6 milioni di euro, -57,8%), la Spagna (19,1 milioni di euro, +16,1%), il Giappone (18,3 milioni di euro, +30,2%), la Corea del Sud (18 milioni di euro, +18,3%), il Regno Unito (17,1 milioni di euro, -19,2%), la Polonia (12,4 milioni di euro, +6,5%) e i Paesi Bassi (11,8 milioni di euro, -9,8%).

Il distretto del cappello fermano-maceratese rappresenta il 70% del valore dell’intero comparto italiano del cappello. Questo distretto comprende le città di Montappone, Massa Fermana, Monte Vidon Corrado, Falerone, Mogliano, Loro Piceno e Sant’Angelo in Pontano. Qui si trovano circa 85 imprese che impiegano circa 1.350 lavoratori e generano un fatturato di circa 100 milioni di euro. Tuttavia, secondo Marzialetti, questo distretto rischia di essere penalizzato in quanto non è stato incluso nella Zona Economica Speciale (ZES), il che lo renderebbe meno competitivo rispetto ad altre regioni italiane beneficiarie della decontribuzione del 30%.

In conclusione, l’importazione dei prodotti cinesi sta aumentando, mentre l’esportazione dei cappelli italiani sta diminuendo. Questa situazione mette in evidenza la necessità di adottare misure per rendere più competitivo il settore del cappello italiano, specialmente nel distretto del cappello fermano-maceratese. La mancata inclusione di questa regione nella ZES rappresenta una sfida che deve essere affrontata per garantire la crescita e la prosperità del settore.

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