Le vittime dell’eruzione di Pompei prendono vita: un nuovo traguardo nell’arte della ricostruzione
Nel cuore del Parco Archeologico di Pompei, una nuova attrazione attende i visitatori che desiderano immergersi nella storia e nella tragica bellezza della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. Grazie alla tecnica dei calchi ricavati dal “vuoto” lasciato dalle sagome delle vittime, i corpi contorti di coloro che persero la vita durante quella terribile catastrofe sono stati restituiti ai nostri giorni, offrendo uno sguardo commovente sulla loro angoscia e sofferenza.
L’area, ora accessibile al pubblico dopo interventi di manutenzione e valorizzazione, espone quattro calchi delle vittime dell’eruzione. Uno di questi è rimasto nella posizione originale in cui è stato rinvenuto: un uomo adulto, alto circa 1 metro e 80, giace prono con le gambe divaricate, coperto da una tunica sulla parte posteriore. Il calco è stato lasciato direttamente sul lapillo, permettendo ai visitatori di vedere la scena esattamente come gli archeologi l’hanno trovata.
Gli altri tre calchi sono stati scoperti poco distante, tra Porta Nocera e la torre II della fortificazione. Un adolescente si trova steso sul fianco sinistro, con le gambe piegate in avanti e tracce di tunica sulla schiena e sull’addome. Accanto a lui, un adulto riverso sul fianco destro con braccia e gambe piegate, testimonianza delle loro ultime posizioni nella vita. Infine, c’è il calco di un ragazzo di età compresa tra i 7 e i 19 anni, inizialmente scambiato per un uomo anziano. Questo giovane è adagiato sul fianco destro, con l’impronta di un tessuto sottile sul mento e i piedi calzati con sandali con lacci. La presenza di un bastone, una ciotola di legno e una bisaccia ha portato gli studiosi a ipotizzare che si trattasse di un mendicante.
“I calchi delle vittime ci mostrano l’agonia di coloro che persero la vita durante l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., proprio mentre celebriamo la Pasqua”, spiega Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco Archeologico di Pompei. “Ci ricordano che oltre alle uova di cioccolato, c’è una storia di uomini e donne che ci è stata tramandata, e Pompei può aiutarci a comprendere quel mondo in cui molti elementi della nostra cultura affondano le loro radici, incluso il cristianesimo”.
Questa nuova tappa nel percorso dei visitatori offre un’opportunità unica di riflessione sulla fragilità della vita umana e sulla potenza distruttiva della natura. I corpi congelati nel tempo ci ricordano che anche le città più fiorenti possono essere spazzate via da un attimo all’altro. Ma allo stesso tempo, queste figure intagliate nel calcestruzzo vulcanico ci invitano a onorare e preservare il passato, a imparare dalle tragedie e a guardare avanti con un nuovo senso di compassione e gratitudine per la vita che abbiamo oggi.