Il pentimento di Sandokan: il capo dei Casalesi collabora con la giustizia
Sandokan, il potente boss della camorra, si trova attualmente nel carcere di massima sicurezza 41 bis, ma sembra che a 70 anni e 26 anni dopo la sua cattura, abbia deciso di iniziare a collaborare con la giustizia. Francesco Schiavone, noto con il soprannome di Sandokan, è stato il capo assoluto dei Casalesi, una delle organizzazioni criminali campane più potenti economicamente e militarmente.
La sua carriera nel mondo criminale inizia come autista del boss Umberto Ammaturo e, nonostante un arresto nel 1972 per detenzione e porto di arma da fuoco, diventa uno dei protagonisti della guerra di camorra nel Casertano. Schiavone è stato affiliato al gruppo di Antonio Bardellino e Mario Iovine, leader nella Nuova Famiglia in lotta con la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. In seguito, diventa il capo della faida interna che mirava ad eliminare il capoclan in Brasile nel 1988, prendendo il controllo dei Casalesi.
Durante il suo regno, Schiavone ha portato il clan a infiltrarsi in diversi settori dell’economia legale e nella politica. Le sue rivelazioni potrebbero essere cruciali per gli inquirenti, non solo per ricostruire la storia della camorra e individuare i mandanti e gli autori di omicidi e agguati, ma anche per comprendere gli assetti attuali dei Casalesi.
Il pentimento di Sandokan è stato anticipato dal quotidiano locale Cronache di Caserta e confermato da fonti degli inquirenti. Pare che uomini delle forze dell’ordine abbiano già proposto a parenti del capoclan di entrare nel programma di protezione, tra cui suo figlio Ivahnoe. Prima di lui, anche i suoi figli Nicola nel 2018 e Walter nel 2021 hanno deciso di collaborare con la giustizia.
Le conseguenze di questa decisione potrebbero essere stravolgenti per il mondo della camorra. Le informazioni fornite da Schiavone potrebbero rivelare dettagli importanti sul funzionamento dell’organizzazione criminale, smantellare reti di potere e consentire l’arresto di altri membri chiave. Inoltre, potrebbe portare a una svolta nelle indagini su omicidi irrisolti e attività illegali ancora in corso.
Schiavone ha già subito diverse condanne, incluso l’ergastolo al termine del celebre processo Spartacus. Attualmente, si trova nel regime di 41 bis, confermato dalla Cassazione nel gennaio 2018. Nonostante l’avversità delle sue condizioni di detenzione, il potente boss sembra aver scelto di voltare pagina e di contribuire alla giustizia.
Si tratta sicuramente di un momento cruciale nella storia della camorra e dell’Italia. L’apertura di Sandokan potrebbe rappresentare un punto di svolta nella lotta contro la criminalità organizzata, permettendo alle autorità di colpire gli strati più alti dell’organizzazione e di porre fine alla loro influenza sulla società.
Resta da vedere come si svilupperanno gli eventi e quali saranno le conseguenze di questa sorprendente decisione. Ciò che è certo è che il pentimento di Sandokan segna un importante passo avanti nella lotta contro la camorra e porta speranza per un futuro migliore per la regione e per il Paese.