Il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ha espresso forti critiche nei confronti del provvedimento del governo che introduce, a partire dal 2026, il test psico-attitudinale per i magistrati. Secondo Roia, questa iniziativa va in contrasto con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), che mira a velocizzare il sistema giudiziario. Invece, i test rallenteranno i concorsi e le procedure di reclutamento di nuovi magistrati, aggravando la carenza di personale che già si registra a Milano, dove mancano ben 60 giudici.

Roia fa presente che l’applicazione di questi test in altri paesi, come la Francia, non ha portato ai risultati sperati. Inoltre, c’è il rischio che questi test certifichino un conformismo giudiziario che non è auspicabile. Al contrario, in un’ottica di interpretazione delle norme transnazionali, i magistrati hanno bisogno di coraggio e di una certa libertà nell’interpretazione delle leggi.

Il presidente del Tribunale di Milano sottolinea che ci sono già sistemi di controllo attivi e funzionanti per valutare gli equilibri, l’indipendenza e l’imparzialità dei magistrati. Durante il tirocinio e nei sei mesi precedenti all’assunzione della funzione, i futuri magistrati vengono già sottoposti a valutazioni. Successivamente, ogni 4 anni viene effettuato un controllo per valutare la progressione nella carriera. Queste valutazioni vengono effettuate dai presidenti dei tribunali e delle sezioni, dal consiglio giudiziario e dal Consiglio Superiore della Magistratura (Csm). In caso di problemi, come una patologia psichiatrica o l’incapacità di depositare le motivazioni delle decisioni, viene attivata una procedura di dispensa. Inoltre, una recente legge prevede che un magistrato che non è più in grado di svolgere il proprio lavoro venga spostato nella pubblica amministrazione, senza mansioni decisionali.

Roia ritiene che questo provvedimento sia una sorta di sfiducia verso i magistrati, che non meritano un’immagine distorta delle loro attività. L’assenza di equilibrio non deve essere confusa con una decisione non gradita. Anche se ci sono dei demeriti, è importante che le istituzioni lavorino insieme per il bene dei cittadini.

In conclusione, secondo il presidente del Tribunale di Milano, l’introduzione del test psico-attitudinale per i magistrati è un provvedimento improprio, irrazionale e dannoso per la giustizia. Non solo rallenterà i concorsi e le procedure di reclutamento, ma rischia anche di certificare un conformismo giudiziario che non è auspicabile. Roia sottolinea che esistono già sistemi di controllo attivi e funzionanti per valutare gli equilibri e l’indipendenza dei magistrati. Pertanto, ritiene che questo provvedimento sia una sorta di sfiducia verso i magistrati, che non meritano un’immagine distorta delle loro attività.

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