L’Università degli Studi dell’Aquila ha annunciato di essere coinvolta in un nuovo progetto clinico per trapianti in collaborazione con il Centro nazionale trapianti (Cnt). Questo progetto pilota si concentra sulla formazione clinico-assistenziale nel processo donativo-trapiantologico e coinvolge i medici iscritti ai Corsi di specializzazione in Anestesia, Rianimazione, Terapia intensiva e del dolore. L’Aquila è una delle quattro sedi nazionali scelte per questo progetto, insieme alle università di Trieste, Siena e Bari.
Il centro di simulazione di ateneo, Simulaq, svolge un ruolo chiave in questo progetto, offrendo agli studenti la possibilità di apprendere in un ambiente simulato prima di entrare nel campo reale. Il primo corso si è tenuto a Bari con la partecipazione di docenti e medici specializzandi per quattro giorni intensivi.
Il Centro nazionale Trapianti prevede che questa prima fase del progetto sia seguita da altre dedicate all’approfondimento, alla formazione e all’osservazione sul campo. L’obiettivo principale del corso è fornire ai medici specializzandi una formazione standardizzata in linea con il Cnt, al fine di aumentare le loro capacità comunicative con le famiglie dei pazienti e contribuire a ridurre la diffidenza verso la donazione d’organo, un problema critico nella società civile.
Il corso è guidato dalla dottoressa Sara Mascarin, consulente del Cnt per la comunicazione e profonda conoscitrice del tema della donazione a livello nazionale. Altri docenti provenienti da diverse parti d’Italia, come la dottoressa Daniela Maccarone, Responsabile del Centro Trapianti di Abruzzo e Molise, partecipano anche al corso.
La partnership tra l’Università degli Studi dell’Aquila e il Centro nazionale trapianti è un importante passo avanti nella formazione dei medici specializzandi nel campo dei trapianti. Grazie a questo progetto pilota, si spera che i medici acquisiscano una maggiore comprensione del processo donativo-trapiantologico e sviluppino abilità comunicative più efficaci con le famiglie dei pazienti. Questo contribuirà sicuramente ad aumentare il numero di donazioni d’organo e a migliorare la qualità dei trapianti in Italia.