La prevenzione attiva è diventata la nuova sfida degli oncologi nella battaglia contro il cancro. Secondo i dati, in Lombardia, una regione del nord Italia, un alto numero di persone soffre di abitudini di vita poco salutari, come il fumo, il sovrappeso, l’obesità, il consumo eccessivo di alcol e la sedentarietà. Questi comportamenti sono responsabili dell’aumento delle malattie cardiovascolari e oncologiche.

Secondo Gianluca Vago, direttore del Dipartimento di Oncologia ed Emato-oncologia dell’Università Statale di Milano, ogni anno ben 60.000 cittadini lombardi vengono colpiti da un tumore, di cui il 40% potrebbe essere evitato con uno stile di vita corretto. La parola d’ordine è quindi la prevenzione personalizzata e attiva.

Il tumore più diffuso in Lombardia è quello al seno, seguito da quelli al polmone e al colon-retto. La ricerca si sta concentrando sempre di più sul riconoscimento precoce della presenza di una neoplasia e sull’identificazione dei marcatori di rischio prima dello sviluppo del tumore.

Il tumore impiega anni per svilupparsi e durante questo periodo il DNA subisce migliaia di lesioni che vengono riparate dai geni oncosoppressori. Tuttavia, se questi geni smettono di funzionare, si formano mutazioni somatiche che indicano l’inattività dei geni stessi e la condizione prodromica dello sviluppo del tumore. È quindi importante monitorare le mutazioni genetiche che portano all’insorgenza dei tumori per intervenire prima ancora dell’insorgenza della malattia.

Giuseppe Mucci, presidente di Bioscience Foundation, parla di un approccio chiamato Cancer Driver Interception, che permette di controllare la progressione tumorale prima dell’insorgenza della malattia. Questo approccio richiede ulteriori studi per confermarne l’efficacia.

La ricerca ha fatto notevoli progressi negli ultimi anni nella lotta contro il cancro. Le nuove terapie hanno portato risultati straordinari in molte neoplasie, come il carcinoma della mammella. L’individuazione di mutazioni genetiche specifiche ha permesso di intervenire in modo efficace, anche nelle fasi più avanzate della malattia. Nonostante ciò, è fondamentale insistere sulla prevenzione e sull’adesione allo screening.

La prevenzione non deve essere trascurata nemmeno per coloro che hanno già ricevuto una diagnosi di tumore alla mammella. Molte donne sopravvivono a questa malattia, ma spesso riprendono abitudini poco salutari, come il fumo, l’abuso di alcol o la sedentarietà. Associazioni di pazienti come Salute Donna e Europa Donna Italia si impegnano per sensibilizzare su questi temi e per promuovere la riabilitazione psiconcologica, con l’obiettivo di evitare l’insorgenza di recidive.

La prevenzione attiva è quindi la chiave per combattere il cancro. Cambiare le abitudini di vita, monitorare le mutazioni genetiche e aderire agli screening sono gli strumenti per evitare il rischio di sviluppare questa malattia. Nonostante i progressi della ricerca, è fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione e dell’adozione di uno stile di vita sano. Solo così potremo sconfiggere definitivamente il cancro.

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