Le detenute del carcere di Rebibbia hanno una storia da raccontare e finalmente hanno trovato un modo per farlo. Nel libro “Salvate dai pesci”, curato da Mauro Corso, queste donne hanno l’opportunità di condividere i loro pensieri, le loro paure e le loro speranze.
Il libro è il risultato di un laboratorio organizzato dall’Associazione Ri-Scatti, che ha permesso alle detenute di esprimersi e di raccontare la loro esperienza di vita dietro le sbarre. I loro nomi diventano familiari mentre leggiamo le loro storie, che ci toccano profondamente.
La vita nel carcere è lenta e le ore sembrano dilatarsi. Le detenute sono costrette a confrontarsi con i loro errori e a prendere coscienza delle colpe commesse. In queste situazioni, molte di loro tornano indietro nel tempo e chiedono scusa ai genitori per il dolore che hanno causato. Ma è con i figli che si crea un legame insostenibile. Alcune di loro sanno che non li rivedranno mai più e questo pensiero le tormenta. Desiderano solo sapere che i loro figli stanno bene e che si ricordano di loro.
La mancanza di libertà è evidente nelle parole delle detenute. Sognano il sole, il mare, il cielo e la natura, cose che in prigione non possono sperimentare. Le finestre diventano simbolo di una libertà perduta, e nelle loro fantasie immaginano una casa con tante finestre. Queste cose che possono sembrare banali per molti di noi, diventano bisogni fondamentali per loro.
Nonostante le difficoltà, la speranza è ciò che le tiene in vita. Nel carcere, tutto viene amplificato, compresi i bisogni più semplici. I messaggi, il cibo, le chiacchiere e i laboratori diventano essenziali per trovare un po’ di conforto. Il carcere diventa un mondo a sé stante, un piccolo universo in cui ogni emozione è amplificata.
Il desiderio di queste donne è quello di trovare una nuova vita una volta uscite dal carcere. Sognano una casa e una vita senza problemi. Ma nonostante tutto, ciò che emerge dalle loro parole è la bellezza e la poesia. La loro voglia di vivere non viene mai meno, nonostante le circostanze difficili in cui si trovano.
“Salvate dai pesci” è un libro che ci fa riflettere sulla condizione delle detenute e sulla necessità di dare loro una seconda possibilità. Le loro storie toccano il cuore e ci fanno capire che dietro ogni persona c’è una storia da ascoltare e da comprendere. Un libro che ci rende consapevoli dell’importanza di trattare con rispetto e dignità tutte le persone, indipendentemente dalle loro scelte passate.
Le detenute di Rebibbia hanno trovato la forza di raccontarsi e la loro voce merita di essere ascoltata. “Salvate dai pesci” è un libro che ci ricorda l’importanza della solidarietà e della comprensione, e ci fa riflettere su cosa significhi essere umani.