La sanità italiana è in crisi e i numeri parlano chiaro: in soli due anni, dal 2020 al 2022, sono stati tagliati ben 32.500 posti letto negli ospedali del nostro Paese. Questo dato allarmante mette in evidenza una diminuzione significativa delle risorse nel settore sanitario, mettendo a rischio le cure per tutti i cittadini.
Non solo i posti letto sono diminuiti, ma anche il numero di medici che lavorano nelle strutture pubbliche. Tra il 2019 e il 2022, oltre 11.000 medici hanno lasciato gli ospedali italiani, creando un vuoto che sarà difficile colmare. Inoltre, la situazione è aggravata dal fatto che l’età media dei medici è sempre più alta, con il 56% di loro che ha più di 55 anni. Questo significa che entro il 2025 andranno in pensione ben 29.000 camici bianchi e 21.000 infermieri, senza un adeguato ricambio generazionale.
Nonostante queste preoccupazioni, la situazione non sembra migliorare nemmeno a livello di infrastrutture ospedaliere. Negli ultimi dieci anni, sono stati chiusi ben 95 ospedali in Italia, con una riduzione del 9%. Questo dato riguarda soprattutto gli ospedali pubblici, che hanno subito una riduzione più consistente rispetto a quelli privati.
A complicare ulteriormente la situazione è il finanziamento del Fondo sanitario nazionale. Sebbene nel 2024 ci sia stato un aumento del finanziamento rispetto al 2021, questo aumento è stato assoluto e non in proporzione al Pil, mentre le risorse sono erose dall’inflazione. Inoltre, gran parte di queste risorse sono state utilizzate per aumenti contrattuali irrisori del personale, che non sono sufficienti a trattenere i medici e gli infermieri che scelgono di lavorare all’estero, dove possono ricevere stipendi anche tre volte superiori.
Di fronte a questa situazione critica, le 75 Società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari (FoSSC) chiedono al governo una “grande riforma strutturale e misure urgenti per salvare il Sistema Sanitario Nazionale”. La richiesta principale delle società scientifiche è il potenziamento degli ospedali, per garantire cure adeguate a tutti i cittadini.
Inoltre, viene evidenziato che attualmente i Livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè le cure considerate fondamentali, non sono rispettati in 12 Regioni su 21. Questa situazione è ancora più preoccupante perché i LEA attualmente in vigore risalgono addirittura al 2001, aggiornati nel 2017 ma mai attuati.
La denuncia della FoSSC è avvenuta in conferenza stampa a Roma, nella sede della rappresentanza in Italia del Parlamento e della Commissione Europea, mettendo in luce una situazione di emergenza nella sanità italiana. È necessario che il governo agisca immediatamente per risolvere questi problemi strutturali e garantire un sistema sanitario adeguato a tutti i cittadini. La salute dei cittadini non può essere messa a rischio a causa di tagli e mancanza di risorse, è necessario investire nella sanità per garantire un futuro migliore per tutti.