Mini-organi creati dalle cellule staminali del liquido amniotico potrebbero rappresentare una svolta rivoluzionaria nella diagnosi prenatale. Questi mini-organi consentono di seguire lo sviluppo del feto in modo completo, inclusi gli ultimi stadi della gravidanza che finora erano difficili da studiare. Inoltre, non sono solo uno strumento diagnostico, ma anche laboratori viventi per testare l’efficacia dei farmaci e individuare terapie personalizzate.

La ricerca, condotta presso l’University College di Londra in Gran Bretagna e coordinata dall’italiano Paolo De Coppi, ha finora prodotto mini-organi simili ai polmoni, ai reni e all’intestino. Il primo autore dello studio, Mattia Gerli, ha collaborato con il Great Ormond Street Hospital. Secondo De Coppi, questa scoperta apre nuove possibilità nel campo della medicina prenatale, poiché fino ad ora l’amniocentesi consentiva solo l’analisi genetica del feto, ma con l’utilizzo dei mini-organi si potrà ottenere una visione tridimensionale.

Il liquido amniotico è una risorsa preziosa per la ricerca, come ha sottolineato Gerli. Nello studio sono state utilizzate le cellule prelevate dal liquido amniotico di 12 gravidanze comprese tra le 16 e le 34 settimane. I mini-organi ottenuti dalle cellule del liquido amniotico mostrano molte delle funzioni e delle caratteristiche dei tessuti che rappresentano, inclusa l’espressione dei geni e delle proteine. Ciò consentirà di studiare in modo approfondito lo sviluppo fetale sia in condizioni di salute che di malattia.

Un esempio significativo è l’organoide del polmone di un feto affetto da ernia diaframmatica congenita, una condizione che causa problemi respiratori e ipertensione polmonare. Grazie a questi mini-organi, è stato possibile testare diversi farmaci per individuare quello più efficace nel trattamento specifico del feto. Fino ad oggi, le tecniche utilizzate per studiare lo sviluppo fetale si basavano principalmente sul prelievo di tessuti da feti abortiti, cosa che presentava implicazioni legali ed etiche. Questo limite ha limitato la ricerca sullo sviluppo fetale nelle fasi finali della gravidanza.

Con l’utilizzo dei mini-organi ottenuti dal liquido amniotico, sarà finalmente possibile studiare lo sviluppo fetale in modo continuo e non invasivo. Come afferma De Coppi, questa è la prima volta che viene effettuata una valutazione funzionale di una condizione congenita di un bambino prima della nascita, rappresentando un enorme passo avanti nella medicina prenatale.

Nonostante siano ancora necessarie ulteriori ricerche, si prevede che i primi test clinici potrebbero essere pronti entro quattro o cinque anni. Questa scoperta apre nuove possibilità per la diagnosi precoce di malattie congenite e per lo sviluppo di terapie personalizzate per i bambini ancora nel grembo materno. La medicina prenatale sta facendo progressi significativi grazie all’utilizzo delle cellule staminali del liquido amniotico e dei mini-organi che possono essere creati da esse.

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