Il futuro dell’economia italiana sembra essere gravato da un’eredità pesante, rappresentata dai 170 miliardi di euro di Superbonus accumulati nel periodo 2020-2023. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), questi incentivi fiscali hanno avuto un impatto significativo sui conti pubblici, creando una differenza “macroscopica” tra i risultati ottenuti e le aspettative iniziali.

Il Superbonus, insieme al bonus facciate e agli incentivi di Transizione 4.0, ha generato un’enorme spesa che influenzerà principalmente il debito pubblico nel triennio 2024-2026. Nel periodo 2021-2023, l’impatto annuale medio sul PIL dovrebbe essere dello 0,5%, ma successivamente aumenterà fino all’1,8%.

La crescita dei costi del Superbonus ha sollevato la necessità di ripensare a questi incentivi, proponendo un’approccio più selettivo e sostenibile. L’Upb suggerisce di sostituire l’attuale agevolazione con un trasferimento monetario basato sulla situazione economica delle famiglie e sulla classe energetica degli edifici, oppure con prestiti agevolati. Inoltre, l’agevolazione dovrebbe essere soggetta ad autorizzazioni preventive, anziché essere automatica.

Secondo l’Upb, diversi fattori hanno contribuito alla spesa superiore alle aspettative. Innanzitutto, l’elevata percentuale di agevolazione ha comportato che l’intero costo degli interventi fosse a carico dello Stato, eliminando il contrasto di interessi tra acquirente e fornitore. Inoltre, i massimali di spesa agevolabile sono stati fissati a livelli più alti rispetto ad altri incentivi immobiliari, attirando così interventi già incentivati con aliquote inferiori. La possibilità di fruire dell’agevolazione attraverso lo sconto in fattura e la cessione del credito ha ampliato la platea dei beneficiari, includendo anche soggetti incapienti o con liquidità limitata per avviare i lavori.

Altri fattori che hanno contribuito ai costi eccessivi sono il prolungamento della validità della misura fino al 2025, gli effetti delle norme volte a contenere il ricorso all’agevolazione, l’aumento dei prezzi delle materie prime e dei materiali da costruzione e la presenza di fenomeni fraudolenti.

Anche gli incentivi alle imprese di Transizione 4.0 hanno comportato una perdita di gettito crescente nel tempo. Nonostante la perdita di gettito effettiva nel triennio 2021-2023 sia inferiore alle stime iniziali, i dati delle compensazioni effettuate nei primi tre mesi del 2024 rappresentano già il 70% del totale stimato per l’intero anno.

In conclusione, è evidente che l’economia italiana dovrà affrontare le conseguenze di queste agevolazioni fiscali molto costose. È necessario ripensare a questi incentivi al fine di renderli più selettivi e sostenibili, evitando che gravino eccessivamente sul debito pubblico. Sono richiesti meccanismi di controllo più rigorosi e una revisione delle modalità di erogazione degli incentivi, al fine di garantire un uso efficace delle risorse pubbliche.

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