Autore: admin1356

AGI – “Un numero crescente di governi e autorità politiche non stanno adempiendo al proprio ruolo di garanti del miglior ambiente possibile per il giornalismo e del diritto del pubblico a notizie e informazioni affidabili, indipendenti e diversificate“. È l’allarme lanciato da Reporter Senza Frontiere che nel suo rapporto annuale sulla libertà di stampa nel mondo sottolinea “un preoccupante calo del sostegno e del rispetto per l’autonomia dei media e un aumento della pressione da parte dello Stato o di altri attori politici”.

 

Tra i Paesi in cui la situazione è peggiorata l’associazione segnala l’Argentina del neoeletto presidente Javier Milei, mentre la Norvegia resta al primo posto della classifica – seguita da Danimarca e Svezia – con l’Eritrea scesa in ultima posizione al posto della Corea del Nord. Tra i cali più significativi figurano anche Afghanistan e Siria, con quest’ultima tra gli ultimi 10 Paesi insieme a Cina, Iran e Corea del Nord. Ma per Rsf la situazione è complessivamente peggiorata in un gran numero di Stati: in 138 Paesi gli intervistati hanno riferito che gli attori politici sono spesso coinvolti in disinformazione e propaganda, e ciò è sistematico in 31 Paesi.

 

L’Italia perde cinque posizioni nella classifica, passando dal 41mo al 46mo posto, con una citazione per il caso della possibile vendita dell’agenzia di stampa AGI al gruppo Angelucci. Nel 2023 l’Italia aveva recuperato 17 posizioni rispetto al 2022, quando si era classificata al 58mo posto. Nel rapporto si fa un accenno generale al tentativo in molti Paesi di gruppi politici di “orchestrare l’acquisizione di ecosistemi mediatici, sia di media di proprietà statale che sono finiti sotto il loro controllo, sia di acquisizione di media privati da parte di imprenditori alleati”. E si sottolinea che in Italia “un parlamentare della maggioranza sta cercando di acquisire la seconda agenzia di stampa, l’AGI”. 

 

Per l’organizzazione che controlla la ‘salute’ della libertà di stampa nel mondo c’è stata “un’imitazione spettacolare dei metodi repressivi russi” in tutta l’Europa orientale e in Asia centrale, che si estende fino alla Serbia, “dove i media filo-governativi portano propaganda russa e le autorità minacciano i giornalisti russi in esilio”. La regione più difficile rimane il Medio Oriente e il Nord Africa, dove la situazione è “molto grave” in quasi la metà dei Paesi, con il Qatar che al momento è l’unico in cui la situazione non è stata classificata né come “difficile” né “molto grave”.

 

L’Europa è stata l’unica regione a includere Paesi classificati come “buoni”. Qui la peggiore è la Grecia (88esima), dietro all’Ungheria e alla Polonia: Atene sconta l’incapacità di gestire lo scandalo relativo alle intercettazioni dei giornalisti da parte dei servizi segreti e l’omicidio del veterano di cronaca nera Giorgos Karaivaz nel 2021. 

AGI – “Molti giovani abbandonano i loro territori di origine per cercare occupazione altrove, spesso non trovando opportunità all’altezza dei loro sogni; alcuni, poi, intendono lavorare ma si devono accontentare di contratti precari e sottopagati; altri ancora, in questo contesto di fragilità sociale e di sfruttamento, vivono nell’insoddisfazione e si dimettono dal lavoro”. Lo ha denunciato Papa Francesco ricevendo la Confederazione Nazionale Formazione Aggiornamento Professionale

I giovani, ha spiegato il Papa, “sono una delle categorie più fragili del nostro tempo. I giovani, sempre colmi di talenti e di potenzialità, sono anche particolarmente vulnerabili, sia per alcune condizioni antropologiche che per diversi aspetti culturali del tempo in cui viviamo”. “Alludo non solo ai NEET che non sono nè in formazione nè in attività, ma ad alcune scelte sociali che li espongono ai venti della dispersione e del degrado”, ha proseguito, “Molti giovani, infatti, abbandonano i loro territori di origine per cercare occupazione altrove, spesso non trovando opportunità all’altezza dei loro sogni; alcuni, poi, intendono lavorare ma si devono accontentare di contratti precari e sottopagati; altri ancora, in questo contesto di fragilità sociale e di sfruttamento, vivono nell’insoddisfazione e si dimettono dal lavoro. Dinanzi a queste e ad altre situazioni simili, tutti noi dobbiamo prendere consapevolezza di una cosa: l’abbandono educativo e formativo è una tragedia”.

“Se occorre promuovere una legislazione che favorisca il riconoscimento sociale dei giovani, ancora più importante è costruire un ricambio generazionale dove le competenze di chi è in uscita siano al servizio di chi entra nel mercato del lavoro. In altre parole, gli adulti condividano i sogni e i desideri dei giovani, li introducano, li sostengano, li incoraggino senza giudicarli”, ha detto ancora.

 

 

“Chi si sente scartato può finire in forme di disagio sociale umanamente degradanti, e questo non dobbiamo accettarlo”, ha avvertito il Pontefice. Di fronte all’innovazione “siamo chiamati a respingere due tentazioni: da un lato la tecnofobia, cioè la paura della tecnologia che porta a rifiutarla; dall’altro lato la tecnocrazia, cioè l’illusione che la tecnologia possa risolvere tutti i problemi”.

Si tratta invece di “investire risorse ed energie, perché la trasformazione del lavoro esige una formazione continua, creativa e sempre aggiornata. E nello stesso tempo occorre anche impegnarsi a ridare dignità ad alcuni lavori, soprattutto manuali, che sono ancora oggi socialmente poco riconosciuti”. Infatti “insieme alle competenze tecniche sono importanti le virtù umane: una tecnica senza umanità diventa ambigua, rischiosa e non è veramente formativa. La formazione deve offrire ai giovani strumenti per discernere tra le offerte di lavoro e le forme di sfruttamento”.

“Una valida formazione professionale è un antidoto alla dispersione scolastica e una risposta alla domanda di lavoro in diversi settori dell’economia”, ha detto ancora Bergoglio, “ma – voi me lo insegnate – una buona formazione professionale non si improvvisa. Serve un forte legame con le famiglie, come in ogni tipo di esperienza educativa; e serve un sano ed efficace rapporto con le imprese, disposte a inserire giovani al proprio interno”.

Il lavoro “è fondamentale della nostra vita e della nostra vocazione. Eppure, oggi assistiamo a un degrado del senso del lavoro, che viene sempre più interpretato in relazione al guadagno piuttosto che come espressione della propria dignità e apporto al bene comune. Pertanto, è importante che i percorsi di formazione siano al servizio della crescita globale della persona”.