Autore: admin1356

AGI – La procura di Roma indaga per lesioni personali colpose in relazione al caso di Mariusz Marian Sodkiewicz, ex dipendente Rai di 62 anni morto ieri a causa di un mesotelioma pleurico, una forma tumorale dovuta all’esposizione all’amianto durante il suo lungo servizio nella sede romana dell’emittente pubblica. Il pm Fabio Santoni ha disposto la sospensione dei funerali (previsti alle 16.30 di martedì 14 maggio nella chiesa di Santa Maria della Neve in Penna in Teverina, in provincia di Terni) per effettuare l’autopsia sul corpo di Sodkiewicz. Risale a marzo la denuncia che l’uomo aveva presentato a piazzale Clodio. Per veder tutelati i propri diritti, Sodkiewicz si era rivolto all’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, da tempo impegnato a faare chiarezza sulla presenza del ‘killer silente’ negli edifici della tv di Stato. 

​​​​​​Sodkiewicz era nato a Lubsko, in Polonia, e aveva trascorso gran parte della sua vita lavorativa in Rai. A partire dal 2002 per ventidue anni, aveva svolto svariate mansioni in diverse sedi aziendali, compreso l’ufficio stampa del Prix Italia, il progetto Digitale Terrestre, la Direzione Risorse Umane e quella Tecnologie. Nel luglio del 2023, l’uomo aveva iniziato a manifestare i sintomi caratteristici del mesotelioma pleurico: difficoltà respiratoria, tosse persistente e dolore toracico. Successivi accertamenti clinici avevano confermato la presenza della malattia, attribuendola alla sua esposizione all’amianto.

 

Il minerale, come Mariusz stesso aveva riferito, era presente negli edifici e negli impianti dell’emittente che, negli anni 2010-2012 aveva disposto il piano di bonifica, ma le misure di sicurezza durante il processo sono risultate insufficienti, e i dipendenti, compreso Sodkiewicz, che aveva assistito personalmente alle attività di bonifica dell’asbesto durante il suo normale orario di lavoro, notandone anche lo sgretolamento, sono stati esposti alle pericolose fibre aerodisperse durante le attività lavorative.

 

L’uomo, tra l’altro, aveva segnalato ai suoi referenti interni che i lavori erano stati eseguiti in assenza di strumenti adeguati di prevenzione tecnica e di protezione individuale, ma era stato costantemente rassicurato che non vi fosse alcun rischio per la sua salute e che non erano stati superati i limiti di esposizione alle fibre di amianto. Solo pochi giorni fa in audizione in Commissione Vigilanza RAI, l’amministratore Delegato Roberto Sergio, intervenendo sulla questione relativa all’invio dello stato di servizio a Franco Di Mare, aveva rilevato che sul problema amianto aveva inviato una «documentazione che attesta che in Viale Mazzini non c’è alcun rischio in questo momento di contaminazioni». «Mariusz Marian Sodkiewicz ha fatto parte di una generazione di dipendenti che ha dedicato la propria vita al servizio pubblico»  – ha dichiarato Bonanni, che ha sottolineato: «la sua morte, che solleva anche interrogativi sulla sicurezza sul lavoro e la responsabilità delle istituzioni, è una delle tante e dolorose testimonianze delle conseguenze devastanti dell’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro» .
 

 

 

AGI – Ottenere immagini dettagliate della struttura e del livello di fratturazione delle rocce della caldera dei Campi Flegrei tramite l’analisi della variazione nel tempo della velocita’ delle onde sismiche. Al contempo, investigare le caratteristiche principali del sistema di alimentazione vulcanico e i principali cambiamenti tra l’instabilita’ (unrest) o bradisismo in corso e il fenomeno accaduto tra il 1982 e il 1984. Questi gli obiettivi dello studio “Tracking transient changes in the plumbing system at Campi Flegrei Caldera” condotto da un team multidisciplinare di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Universita’ degli Studi di Milano-Bicocca, appena pubblicato su Earth and Planetary Science Letters di Elsevier. Si tratta del primo studio di tomografia sismica che integra la microsismicita’ avvenuta ai Campi Flegrei nell’arco di quarant’anni, dal 1982 al 2022. I ricercatori hanno utilizzato una tecnica basata su un approccio probabilistico non lineare alla risoluzione del problema tomografico, analizzando il rapporto tra la velocita’ delle cosiddette onde P (prime o di pressione) e il loro rapporto con le cosiddette onde S (seconde o di taglio). Questo metodo innovativo ha permesso di far luce sulle caratteristiche della velocita’ crostale fino alla profondita’ di 6 km, dove le tradizionali tecniche linearizzate hanno sempre mostrato limiti di risoluzione. L’uso di questo metodo, inoltre, ha permesso di individuare per la prima volta tre principali zone di accumulo di materiale magmatico sotto l’area risorgente, corrispondenti alle sorgenti delle deformazioni bradisismiche. Mentre i serbatoi centrali, localizzati a 2.5 e 3.5 km di profondita’, rivelano un accumulo prevalente di fluidi in sovrapressione, il serbatoio piu’ profondo, localizzato a 5 km, mostra valori di velocita’ coerenti con un accumulo di magma. Importante elemento innovativo del metodo studiato e’ la possibilita’ di individuare le principali variazioni nel tempo delle anomalie di velocita’ e, quindi, dell’evoluzione delle zone di accumulo di materiale magmatico. Cio’ e’ stato possibile grazie all’intuizione del team di ricercatori che ha sviluppato in maniera pionieristica il metodo di tomografia sismica in 4 dimensioni (spazio e tempo). I risultati mostrano che i due episodi analizzati di unrest del 1982-1984 e dal 2005 al 2022, seppur coinvolgendo volumi differenti, sono stati entrambi caratterizzati da episodi di risalita e di accumulo nella zona centrale prevalentemente di gas magmatici in sovrappressione e in profondita’ di magma, suggerendo che entrambi questi processi svolgono un ruolo importante nell’indurre l’unrest calderico. Questo approccio puo’ rivelarsi un utile strumento per monitorare nel tempo l’evoluzione del sistema di alimentazione magmatica della caldera e la volonta’ dei ricercatori e’ di estendere quanto prima il modello probabilistico anche agli anni successivi al 2022.